C’era una volta un leprotto di nome Miki che un giorno, d’un tratto, smise di andare a scuola e di vedere i suoi amici. Anche alcuni genitori smisero di andare a lavorare. La sua mamma, invece, no. Inizia così la storia che Angela Padovani, direttrice del Centro Eteris di Faenza e mamma di tre bambini, ha scritto insieme a sua figlia Greta Monti, 12 anni, pensando a Michele.
Michele è un bambino che frequenta i primi anni della scuola elementare. La sua mamma, infermiera, lavora all’ospedale di Lugo che in questo periodo fa rima con Coronavirus: «Nel mio centro – racconta Angela – Michele ovviamente non può più venire. Nelle ultime settimane ho continuato a sentire per telefono la mamma, che prima di Pasqua mi ha detto che suo figlio era andato in crisi, preoccupato del fatto che lei potesse contrarre il virus andando al lavoro. Anche nelle foto che mi mandava, vedevo un Michele spento e poco sorridente. E così ho iniziato a pensare in che modo avrei potuto fare qualcosa di concreto per lui, sebbene a distanza. Una sera, rigirandomi nel letto, ho pensato di scrivergli una lettera, che però è uscita sotto forma di favola. Anche Greta, quella sera, faceva fatica a prendere sonno. Quando è entrata nella mia stanza per chiedermi cosa stessi facendo, le ho letto il racconto. Lei si è subito entusiasmata e dal giorno dopo abbiamo cominciato a lavorarci a testa bassa“.
Così è nato il libro “Il lavoro della mamma” che si può scaricare, sfogliare, leggere ed ascoltare come un vero e-book (qui il link): “Mia figlia è stata davvero molto partecipe, sia nella parte del disegno che in quella dell’impaginazione. Io ho ritenuto utile aggiungere la mia voce immaginando che a Michele avrebbe atto piacere ristabilire una connessione con me. In realtà, questo lavoro può essere d’aiuto a tutti i bambini che si trovano in una situazione come la sua, ecco perché abbiamo voluto diffonderlo”.
Michele, dal canto suo, è stato felice di ricevere un regalo tanto personalizzato: “La mamma, commossa, mi ha mandato una sua foto con un disegno nel quale mi ringraziava: aveva una faccia diversa, più distesa e sorridente. Spero davvero che abbia potuto sentire calore e vicinanza, aspetti difficili da trasmettere in un momento come questo. Io, dal canto mio, sono stata ripagata: è stato catartico fare qualcosa di buono in un periodo in cui l’impotenza regna sovrana”.
Per Angela, la realizzazione del libro è stata anche un’occasione per condividere un obiettivo con Greta: “Gli altri due miei figli, che sono più piccoli, hanno pazientato un po’, hanno sbirciato, poi giocato insieme, anche litigato. Per me e Greta è stato bello fare qualcosa insieme proprio ora che, di occasioni per stare da sole, non ce ne sono. Mi ha già chiesto di fare un altro libro insieme: è un progetto che ci ha molto unite”.
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