In Emilia-Romagna, negli ultimi dieci anni, sono nate circa 3.000 famiglie adottive: prevalgono le adozioni internazionali e crescono le coppie che accolgono bambine e bambini con bisogni speciali. Sono i dati forniti dalla vicepresidente della Regione Elisabetta Gualmini.

“È bene ricordare – spiega Gualmini – quali sono i compiti della Regione nei confronti del mondo delle adozioni. In primo luogo, a noi spetta il coordinamento e la gestione della rete di soggetti e attori che si occupano di adozioni. Il Tavolo adozioni continua ad essere il luogo e lo strumento del confronto tra associazioni ed enti pubblici, finalizzato a comprendere le trasformazioni e le evoluzioni dell’esperienza adottiva nel corso del tempo. In secondo luogo, continuiamo a organizzare attività di formazione per gli operatori dei servizi pubblici che gestiscono i percorsi adottivi in modo da promuovere una cultura dell’adozione impostata ai valori dell’apertura, del pluralismo, della responsabilità educativa. Nel corso del 2017 sono stati 200 i partecipanti a queste iniziative.  A seguito del superamento delle Province abbiamo peraltro finanziato direttamente i corsi rivolti a tutte le coppie che aspirano ad adottare: si tratta di progetti realizzati in piccoli gruppi, gratuiti, in collaborazione con gli Enti Locali, i Servizi Sanitari e il privato sociale. L’impegno della Regione proseguirà anche nel 2018 con una programmazione di 47 corsi a totale copertura regionale”. In terzo luogo, curiamo il monitoraggio periodico dei flussi adottivi e più in generale dell’esperienza dell’accoglienza dei bambini nella nostra regione. A questo risponde il “Vademecum sull’accoglienza dei bambini adottati nel mondo della scuola”, che a breve verrà pubblicato e che costituisce un ulteriore tassello dell’impegno della Regione Emilia Romagna nel qualificare il lavoro di rete in materia di adozione”.

L’Italia, in tutto questo, resta il secondo Paese al mondo per numero di adozioni.