Alessandra D’Amico ha ancora in mente la sensazione di libertà che ha provato quando ha messo il suo primo figlio sul seggiolino della bici: “Non ho mai amato guidare. Figuriamoci tutto quel carica e scarica sull’Audi bassa che il padre del mio compagno ci aveva ceduto e intestato, preoccupato che senza auto non ce l’avremmo fatta”. Originaria di Augusta, in Sicilia,. Alessandra vive a Bologna da oltre vent’anni e non si vergogna ad ammettere che durante gli anni dell’Università – e ancor prima nel periodo in cui sotto le Due Torri lavorava – usava solo la macchina e la Vespa: “L’illuminazione è arrivata dopo l’acquisto dell’ultima auto usata, che si rompeva sempre e per la quale dovevo spendere un mucchio di soldi”. Ma anche con il trasferimento da Borgo Panigale al centro, quando Alessandra era già incinta: “Durante la gravidanza tutti volevano regalarci un’auto, mia madre è arrivata a propormi di darmi la sua, tanto in Sicilia la usa poco. Finché mio suocero ci ha costretti a prendere la sua”.
Ma le convinzioni di Alessandra e del compagno avevano già preso un’altra strada: “Quando il bimbo era piccolo, ci è successo tre volte che quell’auto venisse portata via durante la pulizia delle strade. Semplicemente, ci dimenticavamo dove fosse parcheggiata e no leggevamo i cartelli sui quali c’era scritto di spostarla. E ogni volta partivano 200 euro, come minimo. Così abbiamo deciso di farne a meno, togliendo anche l’assicurazione dal motorino”.
Incinta del secondo figlio, Alessandra si compra una bici elettrica, anche perché per accompagnare il figlio alla materna c’era una salita: “Ma un giorno ci è successo un incidente. Il seggiolino posteriore si è staccato e il mio bambino è caduto al’indietro. Per fortuna, avendo il casco, non si è fatto niente. Ma ci siamo presi un brutto spavento e abbiamo iniziato a ragionare su quale fosse il mezzo migliore e più sicuro per trasportare i bambini”. E così è arrivata la cargo-bike, quella con il cassone anteriore, sulla quale poter caricare entrambi i bimbi, il secondo dei quali sull’ovetto: “Ci si è aperto davvero un mondo,ci siamo liberati di tanto stress e abbiamo anche iniziato ad apprezzare il contributo che, a livello ecologico, stavamo dando”.
E alla fine, il più estremista è diventato il compagno, Massimo Tiburli Marini: “A me piace molto viaggiare e per questo ci siamo presi un camper per le vacanze. Per il resto, non mi manca nulla. Ho la fortuna di lavorare in centro, mentre Alessandra lavora come free lance da casa. Una situazione ottimale per fare una scelta del genere. E i bambini sono felicissimi, molto invidiati nelle loro casette viaggianti”.
E quando c’è brutto tempo, pochi problemi: “Il cargo ha copertura, i bimbi sono protetti da mantelline e copri scarpe”: Idem per le spese grosse o gli impegni lontani: “Ottimizziamo noleggiando una macchina per qualche giorno, come abbiamo fatto di recente, condensando una grigliata a Faenza, una visita specialistica in periferia, il dentista a Castel Maggiore”.
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