Bimba di 3 anni salvata da mini-cuore artificiale

Un mini-cuore artificiale del diametro di 15 millimetri e 50 grammi di peso ha salvato la vita di una bambina di 3 anni ricoverata al Bambino Gesù. Lo rende noto la stessa struttura ospedaliera la quale ha ottenuto l’autorizzazione straordinaria dalla Food and Drug Administration americana e dal ministero della Salute italiano “per l’utilizzo di una pompa cardiaca miniaturizzata (l’Infant Jarvik 2015), la cui sperimentazione clinica partirà prossimamente negli Stati Uniti”.

Tecnicamente si tratta del primo dispositivo miniaturizzato di assistenza ventricolare intracorporeo per i bambini più piccoli (sotto i 25 chili di peso) tra quelli in attesa di trapianto a causa di anomalie cardiache congenite o insufficienze cardiache severe, per i quali i dispositivi già esistenti non risultano appropriati. Nei 14 anni del progetto (denominato PumpKIN) la FDA ha concesso solamente due autorizzazioni per l’uso del dispositivo. La prima, nell’aprile del 2012, riguardava il prototipo dell’Infant Jarvik. Il via libera alla procedura fu concesso sempre al Bambino Gesù per salvare la vita di un bambino di 16 mesi in attesa di trapianto di cuore. La seconda autorizzazione è quella rilasciata all’inizio di quest’anno e che ha permesso di salvare la vita della piccola paziente di 3 anni ricoverata dallo scorso luglio nel dipartimento medico e chirurgico di cardiologia pediatrica dell’ospedale romano.

Affetta da miocardiopatia dilatativa e in lista di trapianto cardiaco, la bambina aveva già subito l’impianto di un Berlin Heart, un cuore artificiale paracorporeo, che necessita l’ausilio di una consolle esterna collegata con cannule al torace del paziente, ed un episodio di emorragia cerebrale dal quale si sta lentamente riprendendo – rende noto il Bambino Gesù -. Successivamente, per un recupero della funzione cardiaca, era stata tentata la rimozione del Berlin Heart senza successo. La piccola è stata quindi nuovamente assistita con un sistema temporaneo di assistenza cardiocircolatoria anche a causa di una infezione dei tramiti delle precedenti cannule. A quel punto, la sola opzione terapeutica salvavita era rappresentata dall’Infant Jarvik 2015, unica pompa intratoracica con alimentazione tramite un cavo addominale”. L’intervento è stato eseguito dal dottor Antonio Amodeo e la sua équipe il 2 febbraio. Attualmente le condizioni sono buone, in attesa del trapianto cardiaco.

“A differenza dei modelli para-corporei, il mini-cuore artificiale impiantato nella bambina è un modello interamente toracico, alimentato da una batteria esterna. Il vantaggio è quello di non obbligare i pazienti all’ospedalizzazione fino al momento del trapianto – continua la nota stampa dell’ospedale -. Il dispositivo è composto da una pompa intraventricolare del diametro di 15mm, della lunghezza di 5cm e del peso di 50 grammi (dimensioni paragonabili a quelle di una batteria AA o “stilo”), realizzata per supportare la circolazione di pazienti a partire dagli 8 kg di peso e fino a un’età di circa 10 anni. Il mini-cuore può garantire un supporto a lungo termine per quei bambini per i quali non si trova un organo compatibile per procedere con il trapianto, consentendo loro migliori condizioni di vita. Al dispositivo, infatti, è collegato un cavo addominale per la ricarica che permette la dimissione a casa del paziente. Nei prossimi mesi negli Stati Uniti partirà il clinical trial per il dispositivo”.

“Se le premesse di minore morbidità e mortalità verranno confermate dai clinical trial che inizieranno entro il 2018, si tratta di una vera rivoluzione nel mondo dell’assistenza meccanica pediatrica – spiega Amodeo –. Negli ultimi 20 anni, infatti, per i piccoli pazienti è stato disponibile un solo modello di cuore artificiale para-corporeo, che se da un lato faceva registrare un 70% di sopravvivenza , dall’altro non permetteva la dimissione a casa dei pazienti. Adesso, sarà invece possibile dimetterli dopo l’intervento, permettendo il reinserimento nel tessuto sociale e familiare in attesa del trapianto di cuore”.

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