Avete mai sentito un nonno o un genitore dire “l’ariva Piron” davanti a uno sbadiglio? Siete mai stati indecisi tra i significati delle parole burdël, tabach e bastêrd per indicare un bambino? “Molti di noi hanno il dialetto romagnolo nel Dna ma non sanno bene cosa vogliono dire alcune espressioni”, spiega Carla Montanari, presidente dell’associazione Istituto Friedrich Schürr: è stata lei a inventarsi il progetto “Romagna Slang”, quaranta clip pubblicate di volta in volta su Youtube per dare un senso a molte delle espressioni dialettali con le quali molti romagnoli sono probabilmente cresciuti ma anche per avvicinare le nuove generazioni alla parlata dei loro nonni.
A recitare sono un nonno (Alfonso Nadiani), una nipote ventenne (Cristina Vespignani) e un nipotino (Leonardo Donati) – tutti e tre parte della compagnia “Amici del teatro” di Cassanigo – che inscenano momenti della vita quotidiana a tu per tu con il dialetto. A dare le spiegazioni, con vocabolario alla mano, è Marco Grilli, che mette i puntini sulle i. Che cosa significa “lighêr i chen cun la suzeza”? E “imbariêgh com una ciöza”?
“Il vero input per lanciare ‘Romagna slang’ – precisa la presidente – è stato un corso che abbiamo fatto qualche tempo fa in un bar a Ravenna e al quale si sono iscritte, inaspettatamente, persone tra i 25 e i 45 anni molto curiose di capire meglio e approfondire. In fondo il dialetto romagnolo corrisponde a un bacino culturale importante: di letteratura, poesia, teatro, canzoni, balli. Abbiamo dunque capito che a molti giovani il dialetto è stato in qualche modo trasmesso, anche se è latente”.
E il successo dei video è stato subito e continua a essere “insperabile”. Tanto che molti chiedono di proseguire ben oltre i quaranta video: “Abbiamo evidentemente scelto la formula giusta – conclude Montanari – e ne siamo molto orgogliosi”.
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