Raffaele Iosa: “Bocciare non è la soluzione”

“Chi sostiene che la bocciatura sia la soluzione davanti a un alunno lavativo dice una grandissima sciocchezza e probabilmente non ha mai trascorso un’ora della sua vita in una classe”. Raffaele Iosa, ispettore scolastico ravennate, non è affatto d’accordo con le parole di Paolo Crepet, che ha sostenuto come una scuola che non boccia sia “marcia”.

Secondo l’ex insegnante, che è anche laureato in Psicologia, limitarsi a fare ripetere l’anno a chi non ha avuto buoni voti significa infatti non chiedersi le motivazioni di quello scarso rendimento: “Chi viene bocciato e chi lascia la scuola nel 90% dei casi viene da contesti familiari difficili o ha estrazioni sociali basse. Quando non è così, la ragione sta spesso in una didattica sbagliata, all’interno della quale – per carità – c’è anche la responsabilità del ragazzo. Insomma, chi è per la bocciatura a tutt i costi nasconde un retropensiero classista: quello secondo il quale la scuola non è per tutti e ha il compito di selezionare i migliori”.

Iosa, in realtà, si dice sostenitore di una scuola “severa e premurosa”, che insegni agli studenti il sacrificio ma che si prenda anche cura delle loro potenzialità, tirandole fuori i talenti: “Mi piace sempre citare una filastrocca del grande Gianni Rodari, che diceva ai bambini di ‘imparare le cose difficili’. Ecco, sono per una scuola che non faciliti la vita ai ragazzi ma che attraverso la flessibilità dia il tempo a tutti di imparare. E questo è un problema della pedagogia, non certo degli psichiatri. Pensare che la soluzione sia bocciare vuole dire partire dall’idea che l’educazione può fallire. Allo stesso modo, l’idea che rinunciare a bocciare equivalga ad assecondare i bambini e i ragazzi più viziati è pura retorica”.

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