Giulia, uccisa a Ravenna. Carla Baroncelli scrive le “ombre del processo”

La casa di Ravenna dove Giulia Ballestri è stata uccisa
Foto Argnani

“Non m’interessa più la cronaca del fatto, non mi voglio soffermare sui dettagli. Voglio, invece, cercare di capire il perché”. Carla Baroncelli, ravennate, ex giornalista del Tg2 ora in pensione, sul tavolo della cucina ha quattro quaderni zeppi di appunti. Sono quelli presi durante le udienze del processo Cagnoni, che vede il dermatologo imputato per l’omicidio della moglie Giulia Ballestri avvenuto nel settembre del 2016.

Ogni settimana, Baroncelli pubblica sulla pagina Facebook della Casa delle donne di Ravenna e sul sito dell’Udi un nuovo capitolo del suo “Ombre di un processo”, dove analizza il retroterra culturale e le dinamiche relazionali tra i sessi che aleggiano nella maggior parte dei discorsi ascoltati in quell’aula di tribunale: “Questo lavoro parte da me, dal mio sentire, da quello che mi ferisce. Vorrei che servisse ad aumentare la consapevolezza della disparità tra uomo e donna, a gettare luce su come la figura femminile venga spesso svalutata. Ogni volta che esco da un’udienza mi porto dietro parole sbagliate, quelle che sottintendono altro, che ci rimandano a una cultura del patriarcato ancora forte e presente, una cultura che purtroppo è entrata anche nelle menti di molte donne”.

Quello di Baroncelli non è un omaggio alla vittima, è un regalo a tutte le donne: “Non credo che Giulia sarebbe d’accordo in pieno con quello che scrivo. Giulia non era femminista, continuava a provare tenerezza per l’uomo che la maltrattava, si sentiva in colpa perché non lo amava più, gli credeva ancora nonostante lui si fosse spogliato dei beni prima della separazione. Qui non si tratta di puntarle il dito contro, di colpevolizzarla: quello che è successo è terribile e tragico. Ma vorrei astrarmi dal caso specifico per capire come la logica della dominanza dell’uomo sulla donna diventi un’arma di cattura, diventi violenza e infine morte“.

Baroncelli, che al Tg2 fu la prima a usare il termine “femminicidio”, si è anche soffermata sul fatto che la parola stenti a essere riconosciuta negli ambienti della giustizia: “Non sarà un concetto giuridico, è vero. Ma lo è eccome a livello culturale. Quando si uccide una donna in quanto donna siamo davanti a un femminicidio. Le cose cambieranno, anche se impiegheranno anni a farlo. Il mio lavoro deve servire anche a questo: lo stanno leggendo diversi uomini, questo mi rincuora. E sta uscendo dal ravennate, cosa utile affinché le mie riflessioni possano riguardare non solo la storia specifica”.

A consigliare ogni settimana Baroncelli è sua moglie Barbara: “Non è solo la mia prima lettrice, è anche colei che mi promuove e mi boccia, che mi spinge ad approfondire, facendomi leggere di più e studiare ancora. Insieme, siamo unite dall’idea che anche questo processo, come molti altri purtroppo, sia animato dall’ipotesi che l’imputato abbia fatto una marachella, e che ora si debba giustificare, senza prendersene la responsabilità. Ma il raptus, concetto ancora imperversante, non esiste. Così come dobbiamo smettere di credere che la violenza sia solo quella efferata, dove è stato versato tanto sangue come in questa vicenda. La violenza è anche psicologica, economica, è anche più sottile e subdola a volte, è anche molestia”.

Tra le frasi che più hanno colpito Baroncelli c’è stata quella pronunciata dal padre di Cagnoni alla moglie durante la perquisizione della loro villa di Firenze: “Quando lei disse la sua verità, ovvero che Giulia era stata uccisa da qualche giorno ma ancora la notizia non era stata pubblicata, il marito le ordinò di stare zitta. Parole che noi donne ci sentiamo ripetere da secoli. Parole che mi hanno ricordato quando anni fa intervistai un capo beduino, vicino al Sudan. Anche la moglie avrebbe voluto essere intervistata. Ma lui mi disse che avrebbe parlato anche al posto suo”.

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Commenti:

  1. Condivido in pieno ogni articolo di Carla, con la sua visione del processo da un diverso angolo! Mi aspetto anche un articolo su quella grande donna che penso sia nel lavoro e nella vita la PM Cristina D’Aniello! Buon lavoro Carla

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