L’appello è partito da una maestra di Bologna: “Ripristiniamo il certificato medico per la riammissione dei bambini a scuola“. La richiesta di tornare al vecchio obbligo è cominciata prima in sordina, c’è stato un tam tam fra insegnanti (supportati anche d qualche genitore), poi è deflagrato nei giorni scorsi: l’epidemia di influenza quest’anno è stata particolarmente contagiosa e molti bambini si sono ammalati con grandi disagi per la famiglie. La ‘colpa’, secondo le accuse, è anche di quei genitori che fanno rientrare a scuola i bambini non ancora completamente guariti e, quindi, contagiosi. Da qui la richiesta di reintrodurre il certificato medico che fino a due anni e mezzo fa era obbligatorio per riammettere i bambini a scuola dopo 5 giorni di malattia.

La norma contestata è la legge regionale dell’Emilia-Romagna numero 9 del 16 luglio 2015. All’articolo 36, che tratta della “semplificazione delle certificazioni sanitarie in materia di tutela della salute in ambito scolastico”, si legge: “Non vi è più l’obbligo di certificazione medica per assenza scolastica superiore ai cinque giorni, compresi i casi di assenza per malattia infettiva, da parte dei soggetti individuati dalla normativa e dagli accordi collettivi nazionali vigenti al rilascio di tali certificazioni”.

Le ricerche scientifiche, venne spiegato allora, hanno confermato che il maggior pericolo di contagio avviene durante la fase di incubazione e all’esordio della malattia infettiva, riducendosi significativamente durante la convalescenza e dopo cinque giorni dall’inizio della malattia il soggetto può essere reinserito nella collettività senza rischi per la salute pubblica.

Attualmente il malcontento serpeggia soprattutto fra i nidi e le scuole dell’infanzia, al punto che a Bologna si sta pensando di formare un comitato e una raccolta firme per quella che è stata già ribattezzata la guerra dei certificati medici. La questione si presenta periodicamente d’altronde: già lo scorso anno a fine inverno partì una raccolte firme al nido Viganò al Porto per chiedere che l’obbligo del certificato per le assenze superiori a cinque giorni venga reintrodotto. A Ravenna, tempo fa, una mamma confessò a ERMamma: “Nel nido frequentato da mio figlio, ne vedo un po’ di tutti i colori: dai bimbi dimessi per la gastroenterite che dopo meno di 48 ore sono già all’asilo, mosci e inappetenti, fino a quelli che non vengono nemmeno portati dal pediatra ma continuano a frequentare con raffreddori e tosse fortissimi. Una mancanza totale di responsabilità e di rispetto: nei confronti del bambino e della comunità a cui appartiene”.