I pediatri: “Non scuotete i neonati, possono morire”

“Non scuotere mai un bambino, potresti provocargli danni irreparabili”. E’ questo lo slogan che accompagna le immagini di uno spot tv con l’attore Alessandro Preziosi per sensibilizzare contro la sindrome del bambino scosso. La campagna, che comprende anche un sito internet, è ad opera dell’associazione Terre des hommes. Ogni anno negli Stati Uniti la cosiddetta Shaken baby syndrome riguarda 30 bambini ogni 100mila; piccoli che subiscono gravi danni a causa di questa forma di maltrattamento. In Italia mancano dati ufficiali perché, spiega l’associazione il fenomeno è poco noto e difficile da diagnosticare: “Le forze generate dal movimento violento compiuto dall’adulto sul piccolo possono essere la causa di traumi fisici e neurologici e, in casi estremi, possono addirittura risultare letali provocando la morte del neonato”.

Antonio Urbino, direttore di Pediatria d’urgenza dell’ospedale infantile Regina Margherita di Torino, spiega: “Durante il periodo del Purple Crying, dalla nascita fino ai 18 mesi di vita, il pianto del bambino può essere prolungato e poco consolabile, non legato ad un particolare malessere e spesso si presenta di sera. Il picco solitamente è intorno al secondo mese di vita, per poi decrescere riducendosi notevolmente dopo il primo anno. Per questo è necessario che i genitori siano informati di questa criticità e adottino delle strategie corrette per mantenere la serenità necessaria per prendersi cura del bambino e imparare a riconoscere i suoi bisogni”.

La violenza a volte anche è inconsapevole e attuata da parte di genitori esasperati, al solo scopo di consolare il pianto ininterrotto del neonato. La Società italiana di neonatologia ricorda che che “piangere è l’unico strumento che il neonato ha per comunicare: può avere fame, sonno, caldo, freddo, il bisogno di essere cambiato o semplicemente di coccole e di un contatto fisico per essere rassicurato. Qualunque sia il motivo, non bisogna mai scuoterlo per calmarlo“.

“Quando un lattante è scosso violentemente – aggiunge Melissa Rosa Rizzotto, medico di comunità, Centro Regionale per la Diagnostica del Bambino Maltrattato di Padova – la testa e il cervello contenuto subiscono forze di accelerazione e decelerazione che provocano danni meccanici ai neuroni e alle fibre nervose, oltre che ai vasi sanguigni intracranici e agli occhi. Questo comporta un’alterazione immediata di coscienza e funzioni vitali, con difficoltà a respirare e rallentamento del battito. Se questa fase è superata e non sopraggiunge la morte del bambino, si manifestano gradualmente le emorragie cerebrali, spinali e retiniche (da rottura dei vasi) oltre che gli esiti delle sofferenza ipossica acuta del cervello con un grave edema cerebrale e, a distanza di diverse settimane, anche di atrofia del cervello, con la morte dei neuroni che hanno sofferto maggiormente nella fase acuta”. La casistica a disposizione mostra che di solito il bambino (nella maggior parte dei casi fra i 4 e i 6 mesi) viene afferrato a livello del torace o delle braccia e scosso energicamente circa 3-4 volte al secondo per 4-20 secondi.

Ma quali sono i segnali della sindrome da scuotimento? “I casi intercettati di sospetta SBS hanno caratteristiche comuni – chiarisce Stefania Losi, responsabile del Servizio Gaia (Gruppo abusi infanzia adolescenza) dell’ospedale Meyer di Firenze. Di solito si tratta di lattanti, che quando arrivano in ospedale possono essere iporeattivi o letargici, avere ipotonia o rigidità, presentare difficoltà respiratorie, avere convulsioni o crisi, oppure essere solo estremamente irritabili. Dalla loro storia emerge che sono bambini che hanno avuto frequenti pianti, insistenti ed inconsolabili, sonni prolungati, difficoltà ad alimentarsi, vomito, tremori, apnea”.

In alcuni casi gli esiti sono letali. Infatti la sindrome del bambino scosso è la principale causa di morte per maltrattamento per i bambini nei primi anni di vita. Come specifica Cristina Cattaneo, medico legale dell’Università degli Studi di Milano, la Shaken baby syndrome “può avere anche esiti letali perché il movimento del cervello rispetto alla scatola cranica durante lo scuotimento provoca la lacerazione di alcune vene a ponte tra le due strutture provocando vaste emorragie che vanno a danneggiare direttamente e indirettamente il cervello”.

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