Quando il parto tradisce le aspettative. Claudia Sfetez: “Guarire si può”

Un parto inaspettato, che non è andato come speravamo. Una nascita che ci ha causato una ferita emotiva dalla quale non riusciamo a riprenderci. Aspetti che a livello sociale non sono contemplati, perché quando viene al mondo un bambino gli occhi sono puntati sulla carrozzina, non più sulla mamma. Che magari soffre e sta male. Lo sa bene Claudia Sfetez, ostetrica libero professionista di Trieste e mamma di due figli, autrice del libro “Guarire dopo il parto” (bookabook) che presenterà martedì 17 ottobre alle 16 al Centro per le famiglie di Rimini nell’ambito del Mese delle famiglie.
Claudia, nella prefazione questo libro è definito “necessario”. Anche lei lo ha avvertito così, quando ha deciso di scriverlo?
“Assolutamente sì, perché nasce dall’incontro della mia storia personale con il mio lavoro. Quando sono riucita a guardare con occhi distaccati, quelli dell’ostetrica, il parto del mio primo figlio e la mia storia, ho capito anche che l’esperienza che stavo facendo, quella di chiedere aiuto e rimettermi in piedi, andava condivisa. Il mio non è un libro sul parto traumatico né un libro di denuncia sul fenomeno della violenza ostetrica. Il mio parto ne ha avuto i connotati, sì. E io ho avuto, come conseguenza, un vero disturbo post-traumatico da stress. Ma ho scritto per accompagnare le donne non soddisfatte lungo un percorso di rinascita, poco importa se il disagio provenga dal fatto che sono state trattate male da un operatore o da un esisto clinico non felice”.
Dare un nome al dolore è uno dei primi passi da compiere: le donne che vede nel suo lavoro non lo fanno?
“Capita spesso che non riescano a collegare il proprio stato emotivo al parto. Il dolore, a livello sociale, non è accettato. Figurarsi quello emotivo e quello, soprattutto, generato da un parto che non è andato come si voleva. Se pensiamo che nei libri di ostetricia che si studiano all’università il bambino è definito il prodotto del concepimento, si capisce che mentalità ne scaturisce. Il prodotto è vivo e sano? Il resto non importa, tantomeno la mamma che ha concluso – evidentemente – il suo stato interessante. Ricordo che, dopo il primo figlio, stavo malissimo ma la gente che incontravo per strada mi faceva le congratulazioni”.

Claudia Sfetez

Tutto recuperabile?
“Se ci si lavora, sì. Ma bisogna prima di tutto dire che accade. Accade che una donna viva il parto come una guerra, che un cesareo non programmato o scelto senza troppa consapevolezza possa farla sentire lacerata dentro. E gli effetti, sulla vita delle donne e sulla relazione con i bambini, ci sono. Io sono sempre cauta nell’utilizzare ‘depressione post-parto’ in assenza di una diagnosi fatta da uno specialista. Fatto sta che tante delle donne che vedo riferiscono la frustrazione di non avercela fatta da sole, a partorire i loro bambini. Raccontano del fallimento del corpo. E mi riportano una grandissima tristezza, raccontando di non avere provato nulla quando hanno visto per la prima volta i loro figli”.
Iniziare una relazione così forte e simbiotica come quella che lega la donna al neonato quando si sta male non è facile. Eppure?
“Eppure, paradossalmente, la strada è proprio quella del corpo, dell’attaccamento, della riconnessione fisica prima ed emotiva poi con il bambino e con se stesse. Io propongo sempre di partire da lì, le donne con esperienze di parto negative vanno toccate, ne hanno bisogno. Il corpo è un veicolo fantastico per ripristinare la loro salute emotiva”.
In questo senso l’allattamento che potere ha?
“L’allattamento è solo una delle innumerevoli espressioni della relazione tra mamma e bambino. Se una donna non allatta, troverà altre vie per riprendersi un po’ d’amore attraverso il contatto fisico: il co-sleeping, la fascia, il massaggio. Non c’è una ricetta uguale per tutte. Da un parto che non è stato rose e fiori si può, si deve guarire: per fortuna siamo esseri resilienti. E più di noi adulti, lo sono i bambini”.

L’incontro è a cura dell’associazione Nascita e non solo, in collaborazione con l’ostetrica E. Cairoli.

 

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