Silvia Avallone a Cervia: “Maternità non fa rima con perfezione”

Silvia Avallone

Silvia Avallone non scrive più con la figlia Nilde avvolta nella fascia: “Ora ha venti mesi, impossibile: le devo correre dietro”. Non lo farà però questa sera, quando a Milano Marittima (ore 21,30 Hotel Parco, viale 2 Giugno 49), per la 25esima edizione della rassegna di Ascom Confcommercio “Cervia – La spiaggia ama il libro”, presenterà “Da dove la vita è perfetta” (Rizzoli), un romanzo che, ammette, non avrebbe potuto scrivere prima di essere mamma: “Non sono così brava. Prima di rimanere incinta mi ero già molto interrogata e avevo già indagato sul significato di diventare genitori, sul desiderio di un figlio, sulla fecondazione e l’adozione. Domande che mi ossessionavano. Il click è però scattato a pochi mesi dal parto, quando ho sentito tutta la paura di mettere al mondo la mia bambina. Insomma, ci sono dovuta passare in mezzo”.

A dispetto del terrorismo che si fa alle neomamme, alle quali si dice che non avranno più una vita con i figli appresso, la scrittrice di Biella ha ultimato il romanzo nel giro del primo anno di vita di Nilde, raccontando tutte le sfumature della maternità, da Dora che vuole essere mamma ma non rimane incinta ad Adele che vede crescere dentro di sé una vita prima di diventare grande: “Il mio tentativo, nella drammaticità delle storie e dei personaggi che ho narrato, è stato quello di riportare la emme maiuscola di mamma a una emme minuscola, perché ogni donna deve trovare il significato di questa esperienza attraverso le imperfezioni, uscendo dall’idea della madre perfetta che incarna il sacrificio divino“.

Per Avallone, infatti, ben al di là delle descrizioni univoche che delle mamme vengono fatte e diffuse, “essere genitori è un percorso nel quale è bene e giusto riconoscere le proprie fragilità e non sentirsi all’altezza, sullo sfondo di un amore che ti porta a pensare che la felicità di tuo figlio venga prima della tua ma in un contesto prima di tutto umano”.

Uno sguardo sull’imperfezione che l’autrice tiene ben saldo anche sulla fase dell’adolescenza, alla quale anche nell’ultimo libro (così come nei precedenti “Acciaio” e “Marina Bellezza”) ha dato voce: “Quella è un’età che mi affascina sempre moltissimo, soprattutto quando la vivono i ragazzi cosiddetti difficili. Ora che sono mamma, mi sembra quasi di capire meglio la loro esigenza di separazione dai genitori, la loro voglia e il dovere che hanno di staccarsi per iniziare la propria strada e la propria storia. L’adolescenza è il periodo di incubazione del carattere, dei gusti e delle passioni. Io stessa, sempre presa a mettere in discussione tutto e ribelle, ho capito allora che volevo occuparmi di letteratura. Non tanto da prendermi sul serio e pensare che avrei potuto scrivere. Ma il mio sogno è nato lì, da adolescente, quando immagini la tua vita in divenire”. Da quel punto in cui, non a caso, sembra perfetta.

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