

Nessuno, in tanti anni, ha mai pagato davvero. Perché i genitori giustificavano le vessazioni come “ragazzate”, perché i professori, per quanto attenti a segnalare, mettevano quelle violenze psicologiche sotto l’ombrello dell’adolescenza. Ma anche perché capitava che dopo poche ore dalla denuncia, il profilo falso dal quale erano provenuti gli insulti fosse già chiuso. Flavia Rizza compirà 19 anni in agosto. Vive a Roma, dove sta facendo l’esame di maturità al liceo delle scienze umane. Testimonial della campagna della Polizia Postale “Una vita da social”, sabato 8 luglio alle 18,30 sarà al Chiostro di San Paolo di Ferrara (via Boccaleone 19) per l’incontro “Bullismo e cyberbullismo: conoscerli per sconfiggerli” inserito nella cinque giorni di Emergency Days.
Flavia, quando hai iniziato a essere vittima di bullismo?
“Alle elementari, avevo circa otto anni. All’inizio si trattava di prese in giro sul mio aspetto fisico. Mi dicevano cicciona, balena. Ma mi canzonavano anche perché ero brava a scuola e mi accusavano di essere una ‘lecchina’ con gli insegnanti. Questo è successo soprattutto alle medie, dove le violenze sono diventate più pesanti: venivo spinta in mezzo alla strada alla fermata del bus, mi buttavano lo zaino tra le macchine. Fino a che, alle superiori, tutto questo si è trasferito sul web, con la creazione di profili falsi aperti per dirmene di tutti i colori. Io non avevo nemmeno un account Facebook, quando è partito tutto. Ma due compagne avevano pubblicato una foto del mio sedere mentre andavo alla cattedra. Cosa di cui una prof si è accorta subito”.
Che contraccolpi ha avuto il bullismo sulla tua crescita?
“Sono cresciuta con una grande insicurezza, sentendomi sempre inadeguata. Ancora oggi, quando conosco nuove persone, ho sempre paura di dare fastidio, di essere un peso. E nei rapporti umani impiego molto tempo a sentirmi bene e tranquilla. Per fortuna sono in una classe di compagni nuovi, ai quali poco a poco ho raccontato le mie disavventure, sentendomi accolta e capita”.
Quando hai deciso di alzare la voce pubblicamente?
“A un incontro con la Polizia Postale al quale la mia classe ha partecipato in terza liceo. Nei mesi scorsi ho girato l’Italia per raccontare la mia storia e devo dire che le reazioni sono sempre positive. Noto interesse e attenzione, molti ragazzi fanno domande o mi raccontano le loro storie. C’è anche qualche bullo che è arrivato a chiedere scusa”.
La scuola è preparata a riconoscere questo fenomeno?
“Io ho avuto la fortuna di trovare insegnanti scrupolosi, che hanno convocato i bulli ogni volta che hanno notato comportamenti negativi, e che mi hanno difesa. Ma in generale la scuola deve fare passi da gigante. Certe cose non vengono viste, purtroppo”.
Che ruolo ha avuto la tua famiglia?
“Fondamentale. I miei genitori sono stati la mia ancora. A loro ho sempre riferito tutto, trovando supporto e ascolto. Ho anche un fratello gemello al quale non sono successe le cose che sono successe a me. I bulli lo hanno sempre distratto. Oppure, si scagliavano contro di me quando lui non c’era”.
All’incontro di sabato a Ferrara, moderato dalla fondatrice di Emiliaromagnamamma.it., la giornalista Viviana Cippone, oltre a Flavia parteciperanno anche Anna Oliverio Ferraris, psicoterapeuta, scrittrice, professore di Psicologia dello sviluppo all’Università Sapienza di Roma; Antonio Maria La Scala, avvocato penalista del foro di Bari, docente di diritto penale presso l’Università L.u.m. “Jean Monnet”, presidente nazionale delle associazioni Gens Nova Onlus e Penelope Italia Onlus; Monica Pasquino, dal 2011 Presidente dell’Associazione di Promozione Sociale S.CO.S.S.E.. Dottore di ricerca, formatrice e consulente nella progettazione educativa per enti privati, pubblici e associazioni.
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