Ricorderete, forse, le storie di Angelica, di Piacenza, mamma due volte nel giro di due anni. E di Sara, di Ravenna. Ottantadue ragazze sotto i 18 anni, l’anno scorso, in Emilia-Romagna sono diventate mamme. A loro, per fotografare il fenomeno che la Regione ha di recente definito “genitorialità in adolescenza”, vanno aggiunte le 330 che hanno partorito a 18 o 19 anni. Il totale, 412, è in calo rispetto agli anni precedenti: nel 2010, ad avere un figlio sotto i vent’anni da Rimini a Piacenza, erano state in 551. Parallelamente, sono diminuite anche le interruzioni di gravidanza tra i 15 e 19 anni, passate alle 630 del 2007 alle 434 del 2016.
Tra le gravide adolescenti che hanno portato a termine la gestazione, il 56% è di origine straniera, soprattutto albanese, rumena e marocchina. Quanto al titolo di studio, il 64,8% ha la licenza di scuola media, il 24,8% il diploma superiore e il 9,5% ha concluso solo le elementari. Nella stragrande maggioranza dei casi (32,5%) l’età del padre è compresa tra i 20 e i 24 anni, mentre 14 volte su dieci è inferiore ai venti.
A imporre un ripensamento delle politiche socio-sanitarie rispetto alle mamme adolescenti è il fatto che – come registra sempre il rapporto Cedap – il 78% delle adolescenti gravide è assistita in consultorio familiare pubblico. Cosa che secondo Silvana Borsari e Bruna Borgini del Servizio di assistenza territoriale evidenzia il bisogno di “adattare il percorso assistenziale alla gravidanza, al parto e al puerperio ai bisogni specifici delle adolescenti con protocolli integrati multiprofessionali che comprendano la parte sanitaria ma anche sociale ed educativa e avere professionisti formati al lavoro con le adolescenti e luoghi di facile accesso e riservati per loro”.
Perché essere genitori “troppo giovani” può essere un problema, come ha sottolineato a un recente convegno sul tema Loretta Raffuzzi, psicologa e psicoterapeuta del Consultorio Giovani dell’Ausl di Forlì: “Adolescenza e genitorialità sono due dimensioni intrinsecamente inconciliabili. Dove ci vuole decentramento da sé troviamo totale accentramento. Dove è necessaria regolazione emotiva troviamo la tendenza impulsiva agli agiti. Dove è necessaria pazienza e tolleranza per la frustrazione troviamo ricerca e bisogno di sensazioni forti. Dove sono necessari l’oblatività, la generosità, il sacrificio, c’è un egocentrismo fisiologico. Dove l’altro deve essere più importante di me, ci sono io che sono più importante di tutti”.
Non a caso le ricerche sulla genitorialità in adolescenza “ci parlano di relazioni madre-figlio più povere, di scarsa capacità di parola/pensiero materna, di svalutazione del bambino, di attaccamento insicuro, di minor livello di realizzazione della madre come donna. E dunque le parole chiave restano la prevenzione, l’educazione affettiva e sessuale, l’educazione sentimentale, lo spazio di incontro e confronto per il pensiero critico con gli adolescenti”.
E quindi? Si può costruire o agevolare la competenza genitoriale in una giovane adolescente o in una giovanissima coppia adolescenziale? Per Raffuzzi sì “ma con un forte e consapevole investimento da parte della rete parentale e della rete dei servizi”.
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