
Nonostante tutto, non riesce a essere arrabbiato con chi considera degli scellerati i genitori contrari all’obbligo vaccinale. E davanti all’acceso dibattito di questi mesi, polarizzato su due fronti opposti, non ha voltato le spalle, seguendolo con interesse nonostante l’immenso dolore che ha colpito la sua famiglia. Ravennate, Fabrizio Varani ha perso la figlia Giada il 2 agosto del 2014, all’età di dodici anni, dopo una crisi epilettica legata all’encefalopatia che l’aveva colpita da piccolissima. E che le aveva causato un gravissimo ritardo psico-motorio.
Il suo è uno dei casi in cui è stato riconosciuto un danno da vaccino, con relativo indennizzo, secondo la legge 210 del 1992. Un danno che alla famiglia è stato riconosciuto in tempi brevi da una apposita commissione regionale formata da medici e alle dipendenze del ministero della Salute. Il fatto non è stato contestato, non c’è stato neanche bisogno di rivolgersi ad un legale con relativa trafila giudiziaria. Per anni Varani e la moglie sono stati destinatari di un assegno mensile.
Col senno di poi, Fabrizio e la moglie Valeria avevano già notato a partire dai primi mesi di vita della bambina che dopo ogni vaccino, si presentava una reazione avversa, in genere una febbre molto alta: “Ma il pediatra ci rassicurava ogni volta. E noi non ci siamo mai posti il problema di non fare o di rimandare le somministrazioni”.
Ma dopo il trivalente MPR (morbillo, parotite, rosolia) al quale Giada viene sottoposta all’età di quindici mesi, succede qualcosa di anomalo: “Febbre a 40-41 – racconta il papà – oltre a diarrea e, soprattutto, apatia e atassia: mia figlia faceva come piccoli scatti con il collo e poco a poco, quei pochi passi che già aveva mosso, smise di farli, tornando prevalentemente a gattonare e smettendo di dire le poche parole che, precocemente, aveva già imparato”.
All’inizio Fabrizio non associa i sintomi al vaccino, anche se la moglie si insospettisce: “I medici continuavano a rassicurarci, fino a quando, in Neuropsichiatria infantile a Ferrara, dopo esami su esami dai quali non era risultato nulla, ci dissero che qualcosa non andava. E alla visita successiva, dal dottor Giuseppe Gobbi a Bologna, misero un punto interrogativo di fronte alla parola vaccini. Quello somministrato a Giada, il Monupar, venne poi ritirato dal mercato”.
Oggi Fabrizio e Valeria sono i genitori di un’altra bimba che ha un anno e mezzo, e che hanno scelto di non vaccinare: “Nonostante la perdita di Giada, il problema se vaccinare o meno la sua sorellina ce lo siamo posti comunque, non abbiamo certo optato per l’obiezione per ripicca. Spesso chi si fa la domanda non è un antivax punto e basta ma solo un genitore che si informa, che non dà per assodate certe imposizioni fatte passare per verità assolute, che ci va cauto. E vorrei che, dalla nostra storia, trapelasse proprio questo messaggio. Troppo facile liquidarci dicendo che siamo stati sfortunati ma siamo un caso su un milione. Altrettanto semplice trincerarsi dietro la frase che i vaccini sono sicuri. Forse, se non ci fosse successo quello che ci è successo, anche noi guarderemmo con sospetto un genitore che non vaccina il figlio. Ma noi che ci siamo passati in mezzo, con dodici anni di calvario, siamo la testimonianza che è inutile prendere una posizione a prescindere”.
La strada, Fabrizio Varani, la vede nella possibilità di sottoporre i bambini agli esami pre-vaccinali, per capire l’eventuale reazione: “Ma per il sistema sanitario nazionale costano troppo. E la gente non sa di cosa si tratti. Eppure anche io ero pro-vaccini convinto, o meglio non avevo mai gettato il dubbio sulla questione, arrivando addirittura a vaccinarmi contro l’influenza pur di non attaccarla a mia figlia. Che ha subito ben altri danni, purtroppo. Ecco perché dico che obbligare a una pratica medica che può avere brutte conseguenze non è la strada giusta. Spero non si arrivi al punto in cui i bimbi non vaccinati, considerati erroneamente untori e portatori di virus, comincino a essere visti in modo razzista come quelli da escludere, magari dalle feste di compleanno”.
In questo articolo ci sono 0 commenti
Commenta