Il provvedimento è stato clamoroso: quattro maestre arrestate per maltrattamenti. Eppure dovuto: le immagine raccolte con le telecamere non mentono. Le donne, tutte insegnanti di una classe quarta di una scuola elementare di Biccari, in provincia di Foggia, sono state inchiodate dai filmati. I carabinieri hanno condotto con scrupolo un’indagine piuttosto delicata la quale ha documentato una serie di violenze fisiche e psicologiche. Eppure c’è chi non ci sta e protesta fino ad organizzare una manifestazione di sostegno alle insegnanti, appoggiata perfino dal sindaco.
La vicenda è decisamente singolare perché come reazione a questo tipo di notizie non di rado vi sono esplosioni di rabbia e di violenza verbale (si va dal classico “datele ai genitori” al “mettetele in galera e buttate via la chiave” passando per epiteti irriferibili) che di certo non fanno onore alla presunzione di innocenza e alle garanzie riconosciute da qualsiasi ordinamento giuridico moderno. In questo caso invece si assiste ad una manifestazione esattamente opposta e decisamente singolare: oltre 150 persone, tra ex alunni, genitori (evidentemente non quelli che lo scorso autunno hanno fatto partire l’inchiesta) e semplici cittadini ieri si sono riuniti in assemblea a Biccari per manifestare solidarietà alle quattro maestre, tutte fra i 42 e i 55 anni, arrestate alla vigilia di Pasqua. Il primo cittadino Gianfilippo Mignogna ha precisato: “Vogliamo solo mostrare vicinanza alle maestre perché le conosciamo bene e da anni svolgono il loro lavoro nel migliore dei modi“.
Contro l’opinione del sindaco vi sono alcuni fatti difficilmente smentibili. Come riportano i media locali, negli ultimi tempi c’era stata un’insolita ‘migrazione’ di alunni nelle scuole dei paesi limitrofi ma soprattutto dalle immagini delle telecamere piazzate dai carabinieri è emerso che i bambini venivano derisi per le loro caratteristiche fisiche (un bimbo è stato costretto a dire “io sono basso e bugiardo” di fronte ai propri compagni), mortificati (“fai schifo!”, “hai il cuore cattivo!”) e minacciati (“Se ti do una botta in testa tu capisci che hai sbagliato e devi correggere l’errore”). Il sindaco chiosa: “Piena fiducia nella magistratura ma serve una rapida soluzione della vicenda”.
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