Finalmente le luci si spengono. Finalmente è ora di mettere i bambini a letto.
In casa mia funziona che dopo che il piccolo crolla, mi infilo sotto le coperte con la grande a esaudire il suo eterno e sterminato desiderio di “grattini”.

E mentre “gratto” – complice il silenzio – le dichiarazioni d’amore nei suoi confronti mi escono a pioggia. Soprattutto in quelle sere in cui lei non ha voglia di raccontare simpatici aneddoti sulla sua giornata a scuola o di chiedermi il significato di qualcosa che ha letto poco prima sul libro di Geronimo Stilton e che le è rimasto lì sul groppone: “Che cos’è il DNA? Che cosa vuol dire cordiale?”.

bimbo cuoreAllora io, che amo sfondare il guscio di apparente strafottenza e durezza che la caratterizza – perché da leone qual è, dentro ha un cuore di panna, come il cornetto, ma fuori non mostra quasi nulla – inizio con i paroloni e le frasone:

“Lo sai, amore, che sei molto di più di quello che avrei mai desiderato?
“In che senso?”
“Quando ti aspettavo mi immaginavo una bambina. Ma tu sei molto ma molto meglio. Molto più bella, più simpatica, più intelligente, più brillante, più profonda, più generosa. Hai superato le mie aspettative”.
“Okkei, quando mi compri l’astuccio nuovo?”.

“Credo che tuo fratello sia davvero fortunato”.
“Cioè?”.
“Perché ha te”.
“E allora?”.
“Beh, chi non vorrebbe una sorella come te? Ma al mondo ce l’ha solo lui”.
“Capito, okkei. Ora gratta”.