Il trionfo della parolaccia corre sul nuovo spot della Vodafone, che pubblicizza gli smartphone 4G. E corre, a suon di “ca….” e “cog…..” davanti a un bambino, protagonista insieme al padre di una scenetta che, puntando a far ridere, a noi ha fatto piangere. O comunque, un bel po’ arrabbiare.
Perché colui che il padre chiama “figlio” – e non per nome – è il destinatario di un attraversamento di Milano che è un po’ un piccolo romanzo di formazione alle peggiori pratiche pedagogiche.
Il “figlio”, infatti, è costantemente invitato dal padre, che punta a non arrivare tardi dal prossimo cliente, a offendere e considerare inferiori le persone incontrate per strada che non hanno l’ultima versione di cellulare, che non scaricano l’estratto conto con l’apposita App fermandosi invece allo sportello bancomat, che chiedono dove di trovi una strada ai passanti invece che visualizzare la mappa sullo schermo. E che non riescono ad acchiappare il Pokemon di turno perché non hanno il telefono giusto.
Con numerosi “figa” (per carità, imprecazione tipica milanese) il padre indottrina il povero bambino alla tecnologia di ultima generazione senza la quale non sei nessuno e grazie al possesso della quale devi guardare gli altri dall’alto al basso. Gli altri così antiquati da essere chiamati “T-Rex”.
E mentre l’uomo non risparmia al figlio qualche epiteto volgare mentre guida (“guarda che ben cu..”), osannando al contempo il Dio denaro (“arrivare col cash è sempre figo”), il bambino fa una tenerezza infinita. Anche se è un attore, anche se la sua presenza è legata a logiche di marketing. Che però non giustificano sempre tutto.
Visto (eventualmente) insieme ai nostri figli, lo spot potrebbe essere un validissimo trattato di mal-educazione. Tanto da far rivoltare nella tomba i migliori pedagogisti.
Migliaia i commenti arrivati sulla pagina Facebook dell’azienda, molti dei quali anche positivi. Ma uno su tutti rende l’idea del nostro pensiero: “Al marketing qualcuno è impazzito. Un’azienda di questo calibro che promuove se stessa attraverso cinque minuti di parolacce e cafonate varie, con l’autogol della presenza di un bambino. Mah…”
Ecco il video
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