Assegnista di ricerca dell’Università esclusa da una mostra perché voleva allattare

Chiara Cretella con il figlio mentre tiene un corso di comunicazione
Chiara Cretella con il figlio mentre tiene un corso di comunicazione

 

Il ragazzo all’entrata si è giustificato così: “Non sono ammessi cibi e bevande”. Ma Chiara Cretella, assegnista di ricerca dell’Università di Bologna, impegnata da tempo sulle politiche delle donne, voleva solo allattare il suo bambino di cinque mesi, che stava tenendo in braccio. Il fatto è successo mercoledì a Palazzo d’Accursio, sede del Comune di Bologna, dove la donna era andata per convegno di presentazione dei progetti sulle discriminazione di genere promossi dalla Regione. Si era concessa una pausa per allattare in una sala ben riscaldata, attigua al convegno, dove si teneva un’esposizione d’arte.

“Ho avuto una reazione forse un po’ banale – racconta Cretella – dicendo alla persona all’ingresso che si vede che non ha figli. Il mio compagno, che mi aspettava fuori con la carrozzina, si è anche un po’ alterato. Dopo un post stizzito su Facebook sono stata prontamente raggiunta dalla consigliera comunale del Pd Raffaella Santi Casali, che ha organizzato in ottobre, a Bologna, le iniziative della Settimana mondiale dell’allattamento al seno e che ha ribadito il suo impegno per trovare all’interno del palazzo un luogo confortevole per le donne che allattano”. A Cretella è già capitato di vivere esperienze simili, anche in un ristorante che aveva rifiutato l’ingresso della sua famiglia perché dotata di passeggino: “Ma l’allattamento pubblico è un tema che mi sta molto a cuore. Sembra che le mamme debbano vergognarsi o sentirsi inadeguate se allattano i loro bambini in mezzo alla gente. Mi è stato risposto che a Palazzo D’Accursio un baby pit-stop c’è ma all’interno della toilette. Mi chiedo come sia possibile scegliere un bagno per consentire alle mamme di allattare”.

Il paradosso, secondo la docente, è forte: “Si fa di tutto per dire alle donne che è una cosa sana allattare al seno e poi le si disincentiva in ogni modo, lanciando il messaggio che sono oscene se mostrano il seno per dare da mangiare ai figli, neanche facessero la pipì davanti a tutti. I baby pit-stop, a Bologna, sono ancora troppo pochi e poco segnalati: sfido chiunque a trovarli. I fasciatoi sono solo nei grandi luoghi pubblici ma comunque sempre nel bagno delle donne, come se ai papà le attività di cura non toccassero. Solo l’Ikea li ha introdotti da poco anche nelle toilette degli uomini. Per non parlare delle politiche: a una precaria come me le ore di allattamento non sono garantite e il congedo parentale è ridotto rispetto alle lavoratrici dipendenti“.

L’allattamento è possibile anche lavorando: lo mostra anche una foto diventata abbastanza celebre a livello locale: quella che ritrae Chiara Cretella, due mesi fa, mentre tiene un corso di comunicazione al quartiere Saragozza con suo figlio, di cui si vedono solo i piedini, in braccio: “Me l’ha scattata un’amica ed è talmente piaciuta che il Gruppo Marija Gimbutas me l’ha chiesta per realizzare il manifesto di un evento sul lavoro delle donne nel Comune di Sasso Marconi “.

 

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