Bambini adottati, oltre cento insegnanti a scuola di “trauma” per accoglierli

affido, adozioneA scuola, davanti a un bambino adottato, gli insegnanti dovrebbero avere mille accorgimenti in più. Non lo dice solo il buon senso, lo dicono anche le ultime linee guida ministeriali. L’Unione Rubicone a Mare sta coinvolgendo in queste settimane oltre cento persone tra docenti, psicologi ed educatori professionali di tutta la Romagna in un percorso formativo ad hoc condotto dallo staff didattico del Centro trattamenti dell’adolescenza di Milano. Tra i professionisti, c’è anche Francesco Vadilonga.
Quali sono i bisogni più frequenti da parte dei bambini adottati?
“Difficile generalizzare ma un dato ricorrente è che quando entrano in un contesto che richiede l’osservanza di regole, i bambini adottati fanno molta fatica. I cambiamenti nella routine quotidiana che per altri potrebbero sembrare insignificanti, per loro sono pesanti. Ecco perché rendere la loro giornata prevedibile, spiegando la successione degli eventi, è uno degli strumenti che si possono utilizzare per ridurre l’ansia”.
I docenti, invece, in che cosa sono più carenti?
“I docenti sono solo spaesati e hanno bisogno di una chiave di lettura per capire e interpretare gli alunni che hanno subito perdite o traumi. Ma le associazioni delle famiglie adottive, stiamo riscontrando, stanno poco a poco entrando nelle scuole sensibilizzando i docenti. Essendo famiglie molto contrattuali, riescono sia a preparare i docenti che a facilitare la comunicazione tra scuola e genitori, lavorando di fatto a una sensibilizzazione comune”.
Quali sono i temi che affrontate di più durante i vostri corsi?
“Parliamo molto delle difficoltà di attaccamento del bambino adottivo, partendo dalla premessa che quando entra in relazione con gli adulti che si prenderanno cura di lui, genitori o insegnanti, replica le stesse esperienze che ha avuto con quelli con cui ha avuto a che fare in precedenza, così come le stesse strategie per sopravvivere alle avversità. Il problema è che quelle strategie che nell’altro contesto erano di tipo adattivo, nel nuovo possono essere disadattive. E qui entra in gioco l’enorme responsabilità degli adulti: in base alla riposta che daranno, faranno o non faranno evolvere quel bambino”.
Sull’apprendimento, in genere, il trauma che effetto ha?
“Imparare è esplorare un mondo nuovo e sconosciuto. Se alla base c’è un porto sicuro, ci possono essere buoni risultati. Altrimenti, ecco arrivare le difficoltà comportamentali, scolastiche, le psicopatologie e l’abbandono della scuola”.

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