Erano donne, sono diventati uomini e pure con il pancione. Tre transessuali stanno portando avanti la gravidanza: grazie alla fecondazione in vitro diventeranno genitori, anche se non si capisce bene come i loro piccoli dovranno chiamarli: babbo o mamma?
La notizia si riferisce al Regno Unito ed è stata data con ampio risalto dal Daily Mail il quale documenta che oltre Manica è in crescita il numero di transessuali, donne diventate uomini, che si sottopongono a trattamenti di fertilità sostenuti dal National health service, il sistema sanitario nazionale: sono decine coloro che hanno fatto congelare le proprie uova nelle cliniche pubbliche prima della terapia ormonale e interventi chirurgici. In rari casi è il corpo dell’uomo ad attraversare la gravidanza e il parto, mentre nella stragrande maggioranza dei casi avviene attraverso l’impianto di un embrione in una madre surrogata. Nel 2008 Thomas Beatie, uno statunitense di Honolulu (ex reginetta di bellezza) ha dimostrato che è possibile avere fisicamente un bambino, se la donna diventata uomo mantiene i propri organi riproduttivi femminili: così a 34 anni ha concepito sua figlia Susan.
Come è facilmente comprensibile, in Inghilterra si è scatenata la polemica: oltre alle scelte etiche vi sono questioni economiche. Ci si chiede infatti se sia opportuno che un transessuale britannico possa diventare genitore grazie ai soldi pubblici: il contributo può arrivare fino a 34mila sterline, una cifra ragguardevole specialmente se si considera che le autorità sanitarie sono a corto di fondi e anche operazioni come la cataratta, la protesi all’anca o interventi per la sordità costituiscono un problema. Insomma, dicono i detrattori, mancano i servizi di base e si pensa alla maternità dei trans.
Non la pensa così il dottor James Barrett, uno dei più importanti medici inglesi a sostegno del cambiamento di sesso, il quale ha sostenuto che i pazienti che si sottopongono alla terapia hanno lo stesso diritto di preservare la propria fertilità dei giovani malati di cancro che congelano le loro uova o lo sperma prima di affrontare la chemioterapia. “In linea di principio – ha specificato – chi perde la fertilità in seguito a un trattamento standard dovrebbe essere in grado di preservare la propria fertilità“.
Qui l’articolo originale del Daily Mail.
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Commenti:
Come dire ognuno del proprio corpo può fare quello che vuole o meglio quello che fa più comodo a discapito degli altri. E come a volte la storia dei tatuaggi: un giorno li fai un altro decidi di rimuoverli con il laser. A quando la storia del sesso ad intermittenza? Donna che diventa uomo (però vuole fare ugualmente la mamma) poi casomai si scoccia e vuole ritornare ad essere donna….perché casomai l’essere uomo non va più di moda…
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