“Bando al fai-da-te”. Lo mette in chiaro subito, parlando di alimentazione vegetariana e vegana nei bambini, Emanuela Sacconago, autrice del libro “Baby pappe veg. 170 ricette semplici ma appetitose per svezzare senza carne” (Red edizioni). Perché la prima cosa da dire in materia, visti anche i recenti fatti di cronaca (come la bimba ricoverata al Gaslini di Genova con forti carenza nutrizionali) è che se un genitore sceglie uno svezzamento senza proteine animali per il proprio figlio, deve farsi seguire da un professionista.
Chi, per l’esattezza?
“Un pediatra competente in materia di alimentazione. Oggi, rispetto a dieci anni fa quando ho pubblicato la prima edizione del libro e ce n’erano tre in tutta Italia, la situazione è completamente diversa. Anche se, ne sono consapevole, la stragrande maggioranza dei medici continua a proporre, come primo step dello svezzamento, di fare il brodo con carota, patata e zucchina. Ma la zucchina, fuori stagione, è completamente priva di sostanze nutritive. Però qualcosa si muove: la Società scientifica di nutrizione vegetariana ha diffuso una guida per i pediatri, in cui si spiega loro cosa fare nel caso la famiglia del bambino sia vegana o vegetariana”.
E gli studi cosa dicono? Si può davvero crescere un bambino rinunciando del tutto a latticini, uova, carne e pesce?
“L’American dietetic association dice di sì: le diete vegeteriane e vegane possono essere applicate a tutte la fasi del ciclo vitale, gravidanza e svezzamento compresi. Quello che è da evitare è, appunto, il fai-da-te: per comporre una dieta bilanciata, bisogna farsi seguire da chi ne sa e ne capisce”.
Le famiglie vegane sono in aumento: i servizi educativi sono pronti a recepire questa novità?
“Per legge sono costretti ad accettare le richieste di cambio di dieta, senza certificato medico: basta la domanda della famiglia, al pari di quanto avviene con i genitori stranieri, quando chiedono modifiche al menù per motivi religiosi”.
Un bambino vegano, però, può sentirsi diverso o discriminato nel contesto sociale?
“Certo, soprattutto dopo i tre anni. Ecco perché gli psicologi sconsigliano ai genitori vegani di essere insistenti con i figli: meglio accettare un rifiuto piuttosto che rischiare che, facendo del bene al mondo, si faccia alla fine del male al proprio figlio. A una festa di compleanno, così come in mensa, sarebbe bene che il genitore vegano fosse disposto a chiudere un occhio. I disturbi alimentari sono una cosa seria, bisogna stare attenti”.
Ci sono degli errori comuni in cui incappano le famiglie veg?
“Sì, il primo è che non considerano che, quando il bimbo è molto piccolo, i latti vegetali esistono anche in formula, quindi arricchiti, al pari del latte vaccino. Non va bene comprare il latte di riso o di soia che bevono i grandi, quello nel brik. Il secondo errore riguarda i cerali integrali, che nei primi due anni di vita non sono indicati: l’eccesso di fibra può portare problemi all’intestino”.
E la famosa vitamina B12, su cui c’è così tanta confusione?
“La B 12, in natura, è prodotta da alcuni batteri e si trova nelle radici non lavate e non trattate dei vegetali, così come nelle acque. Gli onnivori la prendono dalla carne: in passato perché le bestie l’assumenvano tramite l’alimentazione, oggi che gli allevamenti sono iperasettici perché viene somministrata agli animali attraverso degli integratori. Esattamente al pari di quello che fa un vegano: ricorrere agli integratori, dosati per età, quindi anche per i bambini”.
Sono davvero presi così di mira i genitori vegani?
“Sì, cosa che non avviene con quelli che portano i figli al sovrappeso e all’obesità, predisponendoli a malattie e tumori. L’alimentazione è importante: quando un genitore non la propone in modo adeguato ai propri figli, in un verso o nell’altro, sbaglia. Ma nel mirino finiscono sempre e solo i vegani”.
Imputati, spesso, di mangiare piatti senza sapore e monotoni: le sue ricette, invece, che cosa dimostrano?
“Ho tenuto conto non solo degli equilibri nutrizionali, vagliati da esperti, ma anche del gusto, del colore, dell’estetica. Ho testato ogni ricetta a casa, anche su mio figlio che ha sei anni. La mia preferita resta la parmigiana di tofu”.
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