
Secondo Matteo Bussola, il segreto del successo di “Notti in bianco, baci a colazione” (Einaudi) è un mix di fattori: non necessariamente, o almeno non solo, legati al fatto che il suo sia uno dei pochi libri che mettono a nudo la paternità calata nel quotidiano, con i suoi chiaroscuri emotivi. Secondo l’autore, di mestiere fumettista, buona parte della fama di cui sta godendo il suo primo libro, che presenterà martedì 12 luglio al bagno Duna degli Orsi di Marina di Ravenna durante una serata organizzata dalla libreria Liberamente (inizio alle 20,15, chi vuole può cenare durante la conversazione) e condotta da Mauro Di Nuzzo, blogger di Papaconlaccento, lo zampino ce l’hanno messo i social.
Il libro nasce infatti da una serie di post collezionati nel tempo da Bussola sulla propria pagina Facebook, che gli hanno consentito di costruire, prima della pubblicazione, un rapporto con il pubblico e di conoscere in anticipo i suoi futuri lettori e interlocutori. Certo è che Bussola emerge come un papà assolutamente atipico, uno che divide esattamente a metà, con la moglie Paola, le incombenze legate alla casa e alla gestione delle tre figlie Virginia, Ginevra e Melania di nove, cinque e tre anni. Senza risparmiare i contraccolpi emozionali che le scene di vita di tutti i giorni gli suscitano. Immagini in cui chi è genitore, mamma o papà che sia, facilmente si riconosce: “Ho lavorato sulla corta distanza – spiega – senza raccontare cose trascendentali ma, al contrario, restituendo uno sguardo laterale e diverso dal consueto su quello che ci accade tutti i giorni. E in un momento storico in cui ci sentiamo governati da forze più grandi noi, dalla politica all’economia, mostrare che è più facile cambiare il mondo portando le bambine a scuola, sorridendo al vicino, piantando un orto e dando amore, fa la differenza e piace”.
Bussola, però, rifiuta la definizione di eroe del quotidiano che qualcuno gli ha affibbiato: “Credo che, in tema di paternità, sia in atto un cambiamento importante, come se gli uomini iniziassero a rendersi conto di essere stati estromessi per troppo tempo da quella sfera considerata appannaggio delle donne e e delle mamme, come se realizzassero di essersi persi qualcosa di importante. Perché in fondo, diciamocelo, certe cose, una volta che non le hai vissute, non tornano più: tua figlia ha tre anni una volta sola, se non li hai assaporati, è andata”. Bussola è anche contro l’idea stereotipata che la cura sia una questione femminile: “A casa faccio la spesa e cucino io perché piace più a me che a mia moglie. Ma se c’è da cambiare una scatola elettrica, io rischio di fulminarmi, quindi ci pensa lei. Credo che quello della mamma e quello del papà siano soltanto ruoli e non importa chi li assolve: conta solo che entrambi corrispondano a dei bisogni espressi, dai figli come dalla famiglia in generale. Chi fa cosa, poco importa”.
Per l’autore, è tutta una questione di umanità: “Noi uomini siamo stati educati per generazioni nella menzogna secondo la quale siamo quelli adatti a svolgere i compiti pratici e a portare a casa lo stipendio. Ed è ora che ci si liberi di questo luogo comune”. Così come di quello secondo cui i figli, quando arrivano, provocano disastri impedendo ai genitori di fare le cose che facevano prima: “Chiaro, bisogna essere bravi a non seppellire la coppia, che secondo me viene semplicemente inserita in una struttura diversa e più grande quando arrivano i bambini, non messa da parte. Ma non ho mai pensato che le nostre bambine abbiano tolto a me e Paola libertà e movimento, credo abbiamo aggiunto, anche se certe rinunce sono automatiche. Ma fa parte dell’evoluzione e della crescita delle persone accettare e declinare in positivo il cambiamento di vita”.
Qui l’evento di martedì 12 luglio su Facebook
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Commenti:
Grazie e complimenti!!
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