Cambiare la mentalità: fare uscire i bambini anche se piove e fa freddo, considerare l’ambiente esterno il luogo dell’apprendimento per antonomasia. La sfida dell’outdoor education, lanciata di recente a Ravenna anche dal pediatra Leonardo Loroni dell’associazione “Dalla parte dei minori”, è stata raccolta quest’anno anche nell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna.

Cristiana Santinelli, una delle due coordinatrici pedagogiche che segue l’organizzazione e l’andamento dei servizi educativi, ci ha creduto fin dall’inizio. Pur nella consapevolezza che il lavoro da fare è lungo e non semplice, visto che si tratta di modificare la cultura di genitori, educatori e insegnanti: “La più grande obiezione, quella secondo la quale i bambini stando all’aperto si ammalano, è dura a morire. La remora più forte da parte del personale dei nidi e delle scuole dell’infanzia, invece, riguarda la sicurezza delle aree esterne, dove temono che i più piccoli si possano fare male”.

giardino bambini canePer non improvvisare, lanciando così la fuorviante idea che fare outdoor significhi semplicemente portare i bambini in cortile, l’Unione ha scelto la strada della formazione, in stretta collaborazione con l’Università di Bologna e in particolare con i professori in questo momento più accreditati sul tema, Roberto Farné (intervistato qui da Romagna Mamma) e Alessandro Bortolotti: “Ma ci siamo resi anche conto dell’importanza di mettere a fattor comune conoscenze e competenze dei diversi uffici della stessa Unione. Abbiamo, per esempio, iniziato a lavorare insieme all’Ufficio Ambiente per pensare a percorsi e gite da proporre ai servizi educativi in ambienti che hanno molto da offrire dal punto di vista ambientale ed ecologico”.

L’altra faccia della medaglia è il coinvolgimento delle famiglie: “Al nido Cavina di Alfonsine, che quest’anno si è dotato di mantelline e stivaletti per consentire ai bambini di uscire anche se piove, abbiamo fatto partecipare i genitori a un laboratorio per l’allestimento dell’area esterna con materiali naturali. Un’iniziativa molto apprezzata che ci fa ben sperare. Nei prossimi anni proseguiremo in questa direzione, pur sapendo che ci sono alcuni ostacoli da superare”.

Tra questi, il conflitto che a volte si crea tra i principi che ispirano l’outdoor education e la rigidità delle norme: “Sostituire la seduta di un’altalena con una corda o un pneumatico non è considerato omologato. Ma allo stesso tempo è una proposta educativa interessante. C’è ancora molto da lavorare in questo senso”.