Muore dopo parto in casa. “Con l’ostetrica si sarebbe salvato”

ambulanza-118- foto VaniaIl problema non è stato il parto in caso ma la mancata presenza di un’ostetrica. Con una professionista qualificata il bambino si sarebbe potuto salvare: la gravidanza infatti era stata complicata dalla posizione podalica del piccolo. E’ quanto ha stabilito l’autopsia sul corpo del neonato morto durante il parto nella notte fra il 6 e il 7 febbraio a Spirano, in provincia di Bergamo.

La coppia, che ha già altri due figli di tre e quattro anni nati in casa, è indagata per “infanticidio in condizioni di abbandono morale e materiale”: subito dopo la tragedia avevano dichiarato ai carabinieri di seguire le teorie del chirurgo francese Michel Odent, convinto sostenitore del parto naturale e noto per aver creato, in ambito ospedaliero, la prima “salle souvage”, un ambiente simile a una stanza di casa, una mediazione tra parto in casa e parto medicalizzato in clinica. Particolare non secondario, il medico francese prevede in questi casi la presenza di un’ostetrica “seduta in silenzio, in penombra, magari lavorando a maglia per tranquillizzare la futura mamma”. Una figura d’emergenza che però nel caso della coppia bergamasca, diversamente dai parti dei primi due figli, era assente. L’autopsia ha anche stabilito che il piccolo aveva aria nei polmoni, probabilmente insufflata dal padre, un 36enne, nel disperato tentativo di rianimazione. Quando sono arrivati i soccorsi, il piccolo aveva ancora il cordone ombelicale attaccato ma non c’era proprio più niente da fare. E’ bene ribadirlo: il parto in casa non è un reato, a patto che vengano rispettate determinate condizioni di igiene e di sicurezza. Tra queste la presenza di un’ostetrica, a meno che non si tratti di casi di parto precipitoso e quindi non programmato e non prevedibile, appare imprescindibile.

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