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Elisa Bedei e il piccolissimo Lorenzo

Un calvario lungo un anno ma costellato di episodi che, a raccontarli adesso, le sembrano al limite del paranormale. Elisa Bedei, insegnante e assessore ai Servizi sociali e alla Sanità del Comune Forlimpopoli, è mamma di un bambino di quattro anni, Lorenzo, nato alla 31esima settimana di gravidanza con un cesareo resosi necessario per mancanza di liquido amniotico. Sebbene la data presunta del parto fosse il 24 giugno, Elisa ha dato alla luce suo figlio il 25 aprile, nel giorno del suo primo anniversario di matrimonio, non immaginando le tante difficoltà che avrebbe dovuto affrontare nei mesi a venire. Ma nemmeno le sorprese che la nuova vita che aveva per le mani le avrebbe riservato.

A partire dalla montata lattea, arrivata il primo giorno che Elisa ha appoggiato il suo bambino sul petto per la marsupioterapia: “Lorenzo è nato di un chilo e 300 grammi all’ospedale Bufalini di Cesena. Fin da subito, è stato nutrito grazie alle donazioni fatte dalle altre mamme alla Banca del latte, che gli veniva somministrato attraverso il sondino. Io, ogni tre ore, mi attaccavo al tiralatte anche se non usciva niente, con mio marito che, con la siringa in mano, aspettava intrepido che producessi qualche goccia di colostro che poi le infermiere mettevano sulle labbra di Lorenzo. Fino a che, la prima volta che ho potuto prendere mio figlio in braccio, ho sentito un improvviso dolore al seno, cominciando a produrre latte in grandissima quantità”.

Tanto che Elisa, oltre a nutrire Lorenzo, è riuscita da quel momento a regalare latte anche a un’amica che ne aveva poco: “Siccome prendevo delle pillole omeopatiche per stimolare la produzione di latte, non ho potuto donarlo alla Banca. Ma sono riuscita ad aiutare lo stesso una mamma, che io chiamo la mia sorella di latte”. Un latte incredibile, se si pensa che dopo la prima volta che Elisa è riuscita ad attaccare al seno il suo bambino – in seguito a una notte in cui non aveva voluto mangiare – Lorenzo non ha più avuto bisogno dell’ossigeno che spesso si era reso necessario a causa della broncodisplasia di cui soffriva: “Quando mangiava, il più delle volte mio figlio non riusciva a coordinare respiro e deglutizione e andava in apnea. Me ne accorgevo perché diventava blu intorno alla bocca. E nella fase in cui ancora prendeva il biberon, allattarlo era un incubo: oltre a essere attaccato ai fili, dovevo tenerlo in braccio e, allo stesso tempo, avere per le mani la boccetta e la mascherina”.

L’inizio dell’allattamento al seno, insomma, è coinciso anche con la sospensione della richiesta per avere le bombole dell’ossigeno a casa, dove Lorenzo è tornato dopo 42 giorni di Tin: “Il giorno prima delle dimissioni, però, a un tratto ho sentito che dovevo correre da lui e quando sono entrata in reparto tutte le macchine hanno iniziato a suonare all’impazzata: Lorenzo era venuto meno, ha rischiato di morire ma è stato salvato in extremis. Il giorno dopo l’hanno comunque dimesso e il primo mese ho sempre dormito con lui addosso per paura che non respirasse. Fino al 24 giugno, poi, non l’abbiamo potuto fare vedere a nessuno, il rischio di prendersi qualche malattia era troppo elevato. La casa era sempre igienizzata, ci lavavamo sempre le mani prima di toccarlo. E tutti i mesi, durante il primo inverno, gli è stata somministrata una dose vaccinale contro la bronchiolite”.

In settembre, quando Elisa è rientrata al lavoro, ha potuto contare sull’aiuto dei genitori: “Mio padre mi portava Lorenzo a scuola, a Forlì, per consentirmi di allattarlo. La preside mi aveva messo a disposizione l’infermeria e al cambio d’ora lo attaccavo al seno. Sono andata avanti con l’allattamento fino ai 26 mesi”. E costanti, Elisa e la sua famiglia, lo sono stati anche sul fronte della lettura: “Nella Tin di Cesena c’è il progetto ‘Nati per leggere’. Il giorno dopo la nascita di Lorenzo ci hanno fatto scegliere un albo illustrato che gli abbiamo letto tutti i giorni, con la stessa intonazione e la stessa voce, per mesi e mesi. I bimbi prematuri vanno stimolati, leggere significa creare nel cervello quel solco dove si aggrapperanno le conoscenze”.

Oggi il calvario di Elisa è alle sue spalle. Ma molto temi collegati le stanno parecchio a cuore. Come la battaglia per far partire il congedo di maternità obbligatorio non dalla data del parto ma da quella delle dimissioni del bimbo dall’ospedale: “Seno o non seno, i bimbi prematuri hanno nella mamma una sorgente di vita imprescindibile. Quando a Lorenzo veniva meno il respiro e andava stimolato, sparivano tutti. Nella Tin ho visto dei papà che non avevano nemmeno il coraggio di cambiare il pannolino ai figli: basta una mossa sbagliata e la pelle si strappa”.