
“Quando è passata la legge sull’omicidio stradale ho guardato la foto di Gian Marco e gli ho detto: si sono presi paura, hanno temuto che facessimo loro un rito vudù”. Nessuna vittoria, però, per Mara Bachiorri. Legge o non legge, infatti, suo figlio Gian Marco Babini non tornerà.
Da quel 13 agosto del 2011, quando il 34enne venne travolto da un’anziana che saltò una precedenza e travolse il ragazzo mentre era in sella alla sua moto a Godo (Ravenna), Mara ha “il cuore strappato” e una “voragine che non si riempirà mai più”. E per cercare di curarsi l’anima da quello che chiama “l’ergastolo del dolore”, ha scelto la scrittura. La montagna di poesie e pensieri che nei mesi successivi alla morte del figlio scriveva giorno e notte sono diventati il libro “Eternal Roots” (Albatros), dal titolo dell’ultima canzone che Gian Marco scrisse prima di morire, un pezzo poi musicato dai Black Sound Empire di cui aveva fatto parte come cantante. Il brano, insieme ad altri undici di cui è autore e a un ultimo composto in suo nome, sono contenuti in un cd inserito nell’antologia.
“Mi hai lasciata così, repentinamente, senza alcun preavviso. Incredula, sfiancata, arrabbiata, mi dibatto, mi ribello”, scrive Mara in “Abbandono”. Una sensazione che ha sentito ancora più forte dopo la sentenza del 13 giugno del 2013 che ha di fatto significato, per la donna che guidava l’auto che ha ucciso suo figlio, la sospensione della patente per tre mesi (oltre a un anno e due mesi di reclusione con pena sospesa) nonostante la dichiarazione di negligenza, imperizia, imprudenza, violazione delle norme del codice della strada.
Il caso di Gian Marco fece notizia a livello nazionale perché Mara, costretta ad affrontare “la peggiore delle condanne”, ovvero sopravvivere a suo figlio, comprò dopo la sua morte due pagine in ognuno dei tre quotidiani di Ravenna per urlare al mondo “guardate che cosa ho perso”. E molti giornali e telegiornali si occuparono del caso: “Dopo la pubblicazione del libro ne ho mandato una copia a ognuna delle cariche più alte dello Stato: presidente della Repubblica, della Camera, del Senato, del Consiglio. Ho ricevuto risposta da tutti”.
Mara, 64 anni, ex insegnante elementare e poi bibliotecaria, nel 2011 era già separata dal marito, venuto a mancare prima di Marco e nel 2009 aveva pubblicato il suo primo libro “L’angelo menzognero” (Statale 11 Editrice): “Quel romanzo era stata una sfida con me stessa. Poi, quando ho perso mio figlio, mi sono detta: e se non lo scrivo per lui, il secondo, per chi lo devo fare? ‘Eternal Roots’ è un modo per continuare il mio dovere di madre nei confronti di Gian Marco e per stare vicino ai troppi genitori che perdono i loro angeli”.
Mara ha fatto togliere dalla sua stanza il Cristo che campeggiava sul letto: “L’ho sostituito con una gigantografia di un metro per ottanta che un amico di Gian Marco mi ha fatto di lui. Sono un soprano di musica lirica sacra, ho cantato per molto tempo in un coro, ero una donna di fede. Ma avevo fatto i conti senza l’oste. La prova che mi è stata sottoposta, io non l’ho superata. E continuo a domandarmi chi è quel Dio che mi ha tolto il bene più prezioso. Non c’è minuto in cui non pensi a lui. A volte lo guardo in foto e gli chiedo di darmi tregua almeno per qualche secondo”. E riesce anche a ridere, Mara, quando racconta che avrebbe desiderato diventare nonna, un giorno: “Dicevo sempre a mio figlio che avrei dato volentieri una mano, che lui e la famiglia sarebbero potuti venire a pranzo tutti i fine settimana, che a cena avremmo riciclato gli avanzi di mezzogiorno, che come nonna avrei applicato tariffe da discount”.
Ma Gian Marco resterà lì, “nei nostri cuori, e nell’immagine che la nostra mente custodisce gelosamente, con il tuo microfono sul cuore, e ai piedi le tue scarpe con i tacchetti, da calciatore” (Immortale).
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Commenti:
Gentile Silvia, il tuo articolo è toccante, possiedi una penna sensibile, una lieve carezza ad
un’ anima devastata. Un sentito abbraccio, la mamma di Gian Marco.
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