Gay rights rainbow retro heart flagL’annuncio arriva da Facebook. Dal profilo di Cathy La Torre, avvocato e consigliere comunale di Sinistra italiana a Bologna: “Rendo ufficiale una battaglia vinta Rossana. Lavora in un’azienda del Bolognese. I suoi datori le avevano vietato di vestire al femminile, cioè le avevano vietato di essere se stessa. Quasi disperata, Rossana si è rivolta a me e insieme abbiamo agito legalmente. Da dieci giorni Rossana va a lavoro con gli abiti che preferisce e se l’azienda proverà con il mobbing, la trascineremo in tribunale”.  Rossana, nata uomo, sta intraprendendo il difficile percorso che la roteerà ad essere donna a tutti gli effetti. Un iter reso ancora più complicato dalle discriminazioni subite sul luogo di lavoro.

Non è stata sufficiente una lettere di diffida di La Torre, che aderisce a Gay Lex, associazione di giuristi che si batte contro i casi di discriminazione ai danni degli omosessuali, a rimettere le cose a posto: “Come previsto dalla legge – ha scritto il legale nella diffida – la vostra lavoratrice ha correttamente provveduto a informare, a mezzo raccomandata, il datore di lavoro del proprio percorso di transizione”. Ed ancora: “Non soltanto il cambiamento di sesso è lecito e previsto, ma è altresì espressamente garantito e tutelato dalla legge“. Il documento chiede che, conformemente alla legge, Rossana “non subisca alcuna intimidazione, scherno, dileggio o discriminazione per la scelta di transitare dal maschile al femminile” ma, come denuncia la stessa La Torre, Rossana successivamente è stata vittima “di due episodi che giuridicamente sono da qualificarsi come gravissimi”.

In pratica Rossana è stata ostacolata proprio nel momento più delicato, quando ha intrapreso quello che tecnicamente viene definito “real life test”: una persona esce allo scoperto e decide di vestirsi e comportarsi nella vita di tutti i giorni in base al sesso che non corrisponde a quello anagrafico. E qui sono cominciati gli ostacoli: alcuni colleghi di Rossana hanno sollevato obiezioni, fondamentalmente non volevano lavorare con un trans mentre, come denuncia La Torre, la sua assistita non ha più rapporti con persone esterne ed è stata relegata da sola in una stanza.

Amaro lo sfogo dell’avvocato su Facebook: “Se mi baso sulle decine di mail che ricevo ogni giorno: non avete idea di quante persone subiscano discriminazioni, vessazioni, offese, ingiustizie, privazioni, marginalizzazione e stigma – scrive La Torre -. L’Italia non è un paese per gay lesbiche e trans, ma manco per giovani, anziani, stranieri, donne, precari, disabili fisici o mentali. L’Italia non è il Paese per chiunque non sia maschio, etero, bianco possibilmente cattolico o ben collocato nella scala sociale“.