Probabilmente la sintesi più efficace di tutta questa triste vicenda l’ha fatta il procuratore aggiunto di Bologna Valter Giovannini, che in un commento ha ricordato che “con nessun tipo di droga si può ormai scherzare, comprese quelle che ancora vengono definite, secondo me non correttamente, droghe leggere“. La morte del riminese Piergiorgio Lorenzetti, 19enne studente universitario di medicina a Bologna, ha destato molto scalpore: il ragazzo, che viveva a Villa Verucchio con i genitori, era uno studente modello (aveva brillantemente superato i test di ammissione e, fino ad ora, tre esami con voti molto alti), faceva sport e, come ha raccontato il padre al Resto del Carlino, “non era un drogato“. Il ragazzo è morto ieri dopo aver disperatamente lottato per oltre 24 ore nel reparto di rianimazione dell’ospedale Sant’Orsola.
I medici sospettano che l’overdose che prima lo ha mandato in coma e poi lo ha strappato alla vita sia stata causata da un mix letale di spinelli, ansiolitici e, probabilmente, alcol (anche se naturalmente sarà l’autopsia a chiarire le cause del decesso). Il padre Lamberto, imprenditore molto noto nel Riminese per aver gestito locali come i Tre Re di Poggio Berni e lo stabilimento balneare Turquoise, ha precisato al quotidiano bolognese che il figlio, a Bologna da settembre come studente fuori sede, prendeva dei medicinali per il sonno e che “avrebbe fatto un po’ di baldoria con gli amici” perché “aveva bisogno di staccare un po’” dopo aver superato un esame. Per questo l’uomo si augura che la “gente non si faccia strane idee in testa”. La Procura ha aperto un fascicolo a carico di ignoti per indagare su chi ha ceduto gli stupefacenti al ragazzo.
In questo articolo ci sono 0 commenti
Commenta