Pamela, Giada e le altre: contro la solitudine delle famiglie con bimbi disabili

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Pamela Zingale e la sua famiglia

“Basta guardare questi bambini con pietismo. La società deve accoglierli al pari degli altri. La loro disabilità è solo una caratteristica in più, dietro ci sono delle persone”. Pamela Zingale è la mamma di Giada, una bambina di otto anni affetta da epilessia migrante dell’infanzia, una malattia rarissima che – quando le venne diagnosticata a un mese e mezzo di vita – avevano solo due persone al mondo. Pamela, dopo lo sconforto iniziale, non si è persa d’animo. Anche se sua figlia non cammina e non parla, col tempo ne ha capito tutto il valore: ha messo al mondo altre due bambine (Noemi, sei anni e Giulia, di cinque) e ha ottenuto dall’associazione “Una mano nel sorriso” presieduta dal parroco del Torrione di Ravenna don Paolo Pasini il sostegno al progetto “Il sorriso di Giada”.

Insieme a un’altra mamma di un bimbo “speciale”, Larissa Kutasi (che avevamo intervistato qui), e ad Alice Strocchi, che pur avendo una disabilità fisica si è messa al servizio della missione, sta lavorando con passione e impegno a una serie di laboratori dedicati non solo ai bimbi disabili e alle loro famiglie, ma anche a quelli “sani” e ai loro genitori: “Avvalendoci della collaborazione della psicologa Emanuela Grazzini, vogliamo offrire gratuitamente un conforto ai genitori che, come me, hanno vissuto e vivono sulla propria pelle l’emarginazione e l’isolamento che spesso comporta il fatto di avere un figlio con problemi. Allo stesso tempo, puntiamo all’integrazione con chi non vive, per fortuna, ciò che passiamo noi: crediamo nella condivisione, contro ogni pregiudizio”.

Il 15 maggio, al Torrione, i clown di Perepé Tazum accoglieranno le famiglie per inaugurare il progetto “Il sorriso di Giada”. La vera sfida, per Pamela e le altre, è aiutare le mamme e i papà che hanno scoperto da poco la disabilità dei propri bambini ad accettarla, darle un senso, declinarla in positivo: “Anche io, otto anni fa, la presi male. Ma con il tempo ho capito che Giada mi può rendere comunque felice, che è un valore aggiunto alla mia famiglia. Senza mio marito Rosario affianco, però, non sarebbe stato così automatico arrivare a questa consapevolezza: lui è stato la chiave di volta, è stato al tempo stesso un compagno, un amico, un confidente. Non tutte e non tutti hanno la fortuna di avere accanto una persona di sostegno”.

Il messaggio di Pamela e delle sue collaboratrici è che, al di là delle difficoltà della vita quotidiana, i bambini sono sempre un dono: “Io ho rinunciato al lavoro, ho esonerato Giada da scuola perché in mezzo a molta gente si scatenano le crisi. Non posso andare in palestra o dedicarmi ad altre attività futili. Ma mia figlia fa una vita normale, normalissima. Dalla mia esperienza di mamma ho capito molte cose: oggi do valore solo alle cose che contano, non a quelle superficiali”.

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