Una “Madonna con bambino” che allatta al seno all’aperto interpretata come “un picnic”. Un soldato che spunta da un’armatura tondeggiante sta per essere “sparato fino alla luna con il cannone”. I bambini sanno davvero sorprendere, davanti alle opere d’arte.
Una vecchia passione in comune, tanta curiosità e una scommessa: così due mamme decidono di portare i figli di quattro anni a vedere la mostra sulla pittura fiamminga, “Brueghel” (a Bologna, Palazzo Albergati, fino al 28 febbraio).

Mostri, animali, scenari fantastici, paesaggi e dettagli naturalistici: certi dipinti possono ben prestarsi a una lettura infantile, colpendo l’immaginazione, stimolando curiosità o forse anche spaventando un po’. Proprio come le migliori favole. Clara e Nicola disegnano ormai da tempo – ragionano le due mamme – sia a scuola che a casa, e hanno familiarità con tecniche diverse (pennelli, matite, pennarelli, collage). Si può tentare di raccontare un dipinto come fosse una favola? Ed è giusto, e in che misura, cercare di trasmettere una propria passione alla prole?
Pronte a tutto – anche a passare più tempo nella caffetteria che di fronte ai dipinti – entrambe amanti dell’arte, le due mamme (di cui una esperta), portano i bambini a visitare l’allestimento. Preparandoli solo al fatto che avrebbero visto quadri di artisti del passato.
La mostra fornisce audiocuffie formato kids, con una versione scherzosa di una ridotta selezione di opere. Ovviamente, appena iniziata la visita è servita la sosta toilette.
Dapprima i bambini sono così incuriositi dai dispositivi da restare rapiti dalla voce nelle cuffie, senza rendersi pienamente conto del dipinto in commento. Ma poi cominciano a guardarsi attorno, a saltare l’ordine espositivo e a far domande. Le mamme li prendono a volte in braccio per indicare meglio i singoli elementi dei quadri, facendo soffermare la loro attenzione sui personaggi e sulle azioni ritratte (contadini chini a sfalciare, buoi attaccati all’aratro, ponti, pattinatori improvvisati su fiumi ghiacciati, balli di popolani). Sorvolando un po’ su alcune scene più forti, come busti umani decollati o schiere di dannati circondati da diavoli e mostri, e con qualche interpretazione un po’ arbitraria (“Chi è stato cattivo durante la vita, soffrirà da morto: questa favola racconta così”), il trucco per destare interesse nei due bambini è invitarli a esprimere una loro interpretazione delle tele (“Cosa ti sembra?”, o “Ti piace questo?”).
Alcuni pannelli didattici invitano a scoprire i soggetti fiamminghi, riproducendo in grande formato i particolari di opere presenti. Rintracciare e indovinare ogni animale riprodotto è così un gioco, e “L’entrata nell’arca” si presta bene, coi suoi tacchini (scambiati per pavoni), cammelli, mucche, cigni, cavalli, leoni, conigli, struzzi, istrici, tartarughe. Anche le varietà dei fiori, riprese e ingrandite su pannelli girevoli, hanno divertito i bambini: il gioco in quella stanza consisteva nell’individuare la tela originale in cui si trovava ogni fiore.
I due amici hanno anche giocato a rincorrersi attorno alle colonne, destando qualche preoccupazione nei custodi. Per fortuna, senza disturbare nessuno. La scelta del pomeriggio infrasettimanale si è rivelata valida: pochi i visitatori e in generale ben disposti verso i due piccoli “debuttanti” rumorosi.
Volendo tracciare un bilancio dell’esperienza, per entrambe le mamme è sicuramente positiva. “I bambini sono stati bravi, alla fine ci siamo accorte di aver passato più di un’ora tra i corridoi dell’esposizione”. Certo, magari “riproduzioni di quadri ad altezza bimbo o sedute o mini-panche davanti ai dipinti non guasterebbero”. Utili le audioguide, anche se capitano cuffie difettose. “Avrei voluto vedere opere più note, più interessanti, di musei pubblici. Qui invece sono presenti molte tele minori, di collezioni private, anche ‘di bottega’ Brueghel, forse di allievi”, commenta la mamma esperta.
Consigliabile, per famiglie che vogliano cimentarsi a loro volta con mostre e musei, non esigere dai piccoli l’interesse e l’attenzione degli adulti, né cercare di trattenerli per troppo tempo, ma lasciare anzi ai bambini la possibilità di dettare loro il ritmo della visita. E magari proporre una merenda prima del percorso (o portare qualche biscotto per tamponare di soppiatto attacchi di fame). Anche se qualche dubbio sul livello di comprensione rimane, vale proprio la pena tentare.
Qui tutte le info sulla mostra
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