Nel sottolineare le aspettative riguardo la campagna “A braccia aperte” (“produrrà ottimi risultati”), la vicepresidente e assessore al welfare Elisabetta Gualmini, nelle conclusioni del convegno che si è svolto venerdì scorso in Regione ha dichiarato: “In Emilia Romagna abbiamo un numero di affidi familiari inferiore rispetto ad altre regioni, prevalgono gli affidi in comunità. Questo ci mette su un piano di diversità rispetto alla legge nazionale, che invece prevede di privilegiare in primis l’affido in famiglie, possibilmente con minori, in in secondo luogo a persone singole, e solo in terzo luogo alle strutture residenziali. La nostra proposta è quella di rivedere le norme regionali e di armonizzarle con quelle nazionali e di altre regioni, ovviamente dopo esserci confrontati con i soggetti interessati. In questo modo e anche tramite altre iniziative vogliamo dare la spinta all’affido familiare, senza continuare a promuoverlo solo a parole”.
“E’ importante non illudere – ha ammonito il presidente del Tribunale per i Minorenni della Regione Emilia-Romagna Giuseppe Spadaro – ma promuovere la vera solidarietà in chi accoglie un bambino o un adolescente in una situazione di disagio”. Perché oggi “l’affido è sempre più su misura”, ha detto Alessandro Finelli del Servizio Politiche familiari della Regione, ricordando che in Emilia-Romagna dall’anno 2000 vengono effettuati in media 1500 affidi l’anno.
La psicologa Daria Vettori, esperta nel campo dell’affidamento familiare e dell’adozione, ha preso in considerazione il ruolo dei figli naturali delle famiglie affidatarie sottolineando che “per questi ragazzi non si è fratelli part time, si è fratelli per sempre” e mostrando i loro punti di vista raccolti nel video “Fratelli nell’affido”. Inoltre, ha detto, “quando una famiglia affidataria si trova in difficoltà è perché sta vivendo l’affido a tutti gli effetti, non deve essere considerato un fallimento”. E questo perché – ha aggiunto la portavoce del Coordinamento delle associazioni affidatarie in Emilia-Romagna “le famiglie affidatarie non vengono scelte tra le super famiglie, sono invece famiglie normali”.
Un dato preoccupante è emerso dall’intervento dell’Amministratore Unico dell’Asp Città di Bologna Gianluca Borghi: “Bologna, tra le città della regione, è quella con il più basso numero di affidi. Sappiamo, quindi, di dover fare molto”. Per questo, gli ha fatto eco il Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza Luigi Fadiga, “bisogna incrementare l’affido familiare rispetto al collocamento in comunità”. Il Garante ha ricordato anche il recentissimo varo della legge 173 che garantisce il rispetto del legame familiare che si viene a creare tra i minori e gli affidatari. Tuttavia, ha poi precisato il portavoce del Tavolo Nazionale Affido, Valter Martini, “questa legge non deve essere considerata una scorciatoia per passare dall’affido all’adozione”.
Stando all’Osservatorio regionale per l’infanzia e l’adolescenza sono 3.372, su una popolazione di 712.298 minori residenti sul territorio regionale, i bambini e i ragazzi che nel 2014 si sono trovati, per condizioni diverse, a vivere al di fuori delle loro famiglie di origine. Tra questi, 1.519 (l’82%), di cui 106 di origine straniera e non accompagnati, sono stati accolti da famiglie che si sono rese disponibili ad accoglierli a tempo pieno o parziale. Altri 1.853, di cui 362 minori stranieri non accompagnati, sono stati invece affidati a comunità.
Si svolgerà sabato 28 novembre alle ore 10,30 in Piazza Santo Stefano a Bologna il flash mob “A braccia aperte”, in programma sabato 14 e sospeso in segno di rispetto verso le vittime del tremendo massacro di Parigi e in segno di solidarietà per la Francia.
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