
Il proprio successo, Enrica Tesio, lo spiega in modo semplice. Nel passaggio dalla mamma perfetta a quella sempre sbagliata – due tormentoni opposti quanto poco verosimili – lei ha rivendicato una sana via di mezzo: la mamma che fa quel che può, che non parla sempre e solo di figli. E il merito dev’essere anche della tanta ironia che lei, indiscussa blogger del momento (il suo Ti Asmo. Prima o poi l’amore arriva. E t’incula” da due anni a questa parte va fortissimo) e ora anche autrice (è in libreria con “La verità, vi spiego, sull’amore”, edito da Mondadori) usa a piene e sapiente mani. La scrittrice, che abita a Torino, ha due figli di cinque e tre anni e lavora in un’agenzia di pubblicità, sarà a Ravenna questa sera, insieme al poeta Guido Catalano, nell’ambito della rassegna “CONtepoRAnea. Riflessioni ad alta voce” organizzata dal settimanale settesere (ore 21, Cantine di Palazzo Rava, via di Roma 117, presenta Federica Ferruzzi).
Enrica, il blog nasce due anni fa dopo che il padre dei suoi figli se ne va di casa. Si aspettava un’escalation di click di questa portata?
“No, anche perché di fatto raccontavo i fatti miei: avevo Marta di sei mesi e Lorenzo di due anni e mezzo e scrivendo, ho scoperto di me una chiave divertente che non conoscevo. Nella scrittura, in genere, avevo sempre avuto un stile pesante. I blog sono soliti avere vita breve: è sorprendente ancora oggi, dopo due anni, vedere quanto i post vengano letti e condivisi. Non solo dalle mamme e dalle donne. Tra il mio pubblico ci sono anche non-mamme e uomini, il che non può che farmi piacere”.
In che misura Dora, la protagonista del libro, è Enrica?
“Il libro, che Mondadori mi ha chiesto di scrivere dopo qualche mese dall’apertura del blog, ha un’ispirazione autobiografica perché parte dalla stessa vicenda successa a me, la separazione con due figli piccoli. Ma il resto è pura creazione. Chiaro che Dora ha una visione del mondo e della vita che appartiene in buona sostanza anche a me”.
Entrambe mamme: perfette no, sbagliate del tutto neppure. Che aggettivo useresti?
“Perfettibili: si può fare certo di più ma alla fine va bene così. Io non credo all’istinto materno, sono solo convinta che se hai dentro una certa propensione alla fatica e al sacrificio, essere madre ti viene più facile. I miei figli, nella vita, rappresentano due momenti molto felici. Certo, ci vuole fortuna: li ho messi al mondo con una persona degna. Io e Matteo siamo rimasti in buoni rapporti e anche se lui lavora fuori in qualche modo proviamo a gestirli insieme”.
Com’è stato raccontare la separazione ai bambini?
“Paradossalmente facile. Erano molto piccoli quando è successo: nessuno dei due ha ricordi di mamma e papà che stanno insieme. Questo non significa che sia stato un passaggio semplice per me: è accaduto troppo presto, troppo in fretta. Ma per quanto riguarda l’impatto sui bambini, è andata meglio del previsto. Magari in futuro svilupperanno chissà quale complesso ma solo il tempo potrà dirlo. Penso sempre a quanto sia bello, per i figli, vedere due genitori innamorati. Ma un’amica mi ha fatto notare come Marta e Lorenzo, probabilmente, potranno assistere a un fatto altrettanto bello: l’innamoramento, quando succederà”.
L’amore è il tema di accesso al libro e al blog: con un lavoro, due bimbi piccoli e tutto quel che ne consegue, una donna ha ancora tempo e spazio per l’amore?
“C’è sempre o almeno ci deve essere. Il rischio, altrimenti, è riversare sui bambini tutte le frustrazioni, è concentrarsi troppo su di loro. La maternità, come scrivo nel libro, è una promessa di felicità: e in questo ci sta anche l’amore, non necessariamente per il padre dei figli. Sono figlia di genitori separati e per i miei bambini avrei desiderato altro. Ma è andata così: questo non significa che io debba privarmi dell’amore”.
“Le madri mentono”, recita il libro: perché, secondo lei?
“Perché tutti i grandi amori fanno perdere lucidità, senso della misura, obiettività. Le donne, quando diventano mamme, non è detto che migliorino. Spesso si massacrano, si devastano. E quando raccontano di sé e dei figli, tendono a volte a minimizzare, altre a esagerare certi aspetti: la chiamerei, semplicemente, deformazione”.
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