Marzia Di Meo, professione eAssistant: “Scusi, ma che malattia è?”

Marzia Di Meo
Marzia Di Meo, dal Piemonte a Faenza per fare la eAssistant

Ad Alessandria, la sua città, quando raccontava di essere una eAssistant la guardavano storto: “Che malattia è?”. Ma Marzia Di Meo è abituata a ragionare per grandi orizzonti. Forte del fatto che il suo è un mestiere che negli Stati Uniti esiste da una vita, per nulla spaventata dall’idea di fare le valigie insieme a Riccardo, il figlio di nove anni, e al loro cane di trenta chili, si è trasferita a Faenza, dove vivono alcuni amici e dove il clima è, secondo lei, molto migliore che in Piemonte: se non altro dal punto di vista professionale. Marzia e Riccardo formano di fatto anche una famiglia monoparentale: motivo per cui la conciliazione è uno dei crucci quotidiani principali di Marzia. E ragion per cui la mamma piemontese ha preso contatti con l’associazione Small Families (di cui anche Romagna Mamma aveva scritto) per tentare di lanciare, sul territorio locale, dei gruppi di auto-mutuo-aiuto per genitori soli: mamme e papà, nessuno escluso. E per non farsi mancare nulla, Marzia è anche una blogger: su Marameo’s World racconta le avventure sue e di Polpetta (il figlio), ospitando anche altre storie di genitori single come lei.
Marzia, per i profani chi è una eAssistant?
“Un’assistente virtuale specializzata nel supporto aziendale per liberi professionisti, piccole e medie imprese, artigiani. Di tutto quegli aspetti che fanno perdere tempo all’imprenditore – burocrazia, leggi, immagine aziendale – me ne occupo io. Sono di fatto una free lance che spazia tra compiti molto diversi tra loro. Io lavoro prevalentemente sul web”.
Qual è la tua postazione di lavoro?
“In genere casa mia ma mi capita spesso di lavorare al bar o in biblioteca: ovunque ci sia un wi-fi”.
Da che esperienza professionale vieni?
“Ho lavorato per Alpitour, girando parecchi paesi. L’ultimo lavoro è stato l’assistente di direzione per una ditta che rottamava metalli. Quando ho perso la mamma, avendo già Riccardo mi sono trovata a non riuscire più ad assicurare la mia presenza in azienda dalla mattina alla sera. Sono stata licenziata e ho cavalcato quella sensazione che sentivo da sempre nel sentirmi molto più a mio agio come imprenditrice che come dipendente. Avevo già frequentato qualche corso per assistente virtuale e così ho deciso di lanciarmi. Un anno di prova e poi ho aperto la partita Iva”.
A fine mese lo stipendio che riesci a racimolare è soddisfacente?
“Non è ancora quello che vorrei ma è giusto e sicuramente più alto rispetto a due anni fa, quando ho iniziato”.
Come ti organizzi per gestire Riccardo?
“Lui va alle elementari, fa il tempo pieno. Quando torna a casa ci sono giorni in cui continuo a lavorare mentre lui gioca in cortile, guarda la tv o invita un amico. Altri giorni mi organizzo e decido di passare qualche ora con lui. Oppure mi metto d’accordo con altre mamme e papà per lasciarlo a loro. Sono fortunata: è un bambino molto responsabile che capisce anche le mie esigenze lavorative. Chiaramente è tutto un incastro ma ho deciso, per stare bene, di vivere alla giornata e di essere sempre positiva. Sennò non se ne esce”.
Mamma single: qual è la tua maggiore difficoltà?
“Sono separata, il papà di Riccardo è distante, non posso disporre dei nonni. Non è semplice fare tutto da sé. Ma non sono sola su questa barca: quando cominci a parlarne, sfondando il muro, scopri che nella tua stessa situazione ci sono un sacco di altre persone. Fare rete e condividere è importante: ecco perché durante l’estate spero di incontrare l’interesse di qualche associazione locale per dare vita ai gruppi di auto-mutuo-aiuto”.

www.mzeassistant.eu
www.businessmum.it

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