Un’indagine genetica preventiva per individuare il rischio di cancro potrebbe aumentare le possibilità di sopravvivenza. Perché in caso di responso positivo una donna si potrebbe sottoporre a una mastectomia, come già fatto da Angelina Jolie, con il risultato di aumentare la possibilità di sopravvivenza del 20% in 20 anni. Un approccio affatto insolito negli Stati Uniti ma che in Europa – per non parlare dell’Italia – non trova appoggio dalle istituzioni mediche. Se non quello di singoli professionisti.
Una vicenda che torna ad essere di attualità dopo il caso sollevato da una donna di Reggio Emilia che a 36 anni è stata operata di quadrantectomia (tecnicamente l’asportazione di un pezzo di ghiandola mammaria) per un tumore alla mammella. L’intervento è stato effettuato dal dottor Virgilio Sacchini, già medico di Oriana Fallaci e noto nel campo della chirurgia mammaria, che oggi opera al Memorial Sloan Kettering di New York ma fino a qualche anno era attivo all’Istituto Europeo di Oncologia.
Come riporta Il Resto del Carlino, alla donna reggiana è stato rifiutata dal Policlinico di Modena l’indagine genetica preventiva vivamente consigliata da Sacchini. Un no secco anche di fronte alla volontà di effettuarlo a pagamento, per un costo totale di 3.500 euro. La domanda è stata ora accettata dall’Irccs Humanitas di Rozzano, in Lombardia, dove l’esame le sarà fatto il 5 ottobre prossimo. Per il Policlinico di Modena invece non rientrerebbe nel protocollo regionale.
Da quando Angelina Jolie ha rivelato di essersi sottoposta al test del rischio genetico e, in conseguenza all’esito positivo, alla mastectomia totale, negli Stati Unici i casi simili sono aumentati. Al Sunnybrook Odette Cancer Centre di Toronto hanno rilevato attraverso un’indagine che le donne inviate dai medici per una consulenza genetica dopo l’annuncio dell’attrice sono aumentate del 90%; del 105% quelle risultate positive al test.
In Italia c’è chi si apre alla novità, come il professor Umberto Veronesi che di recente ha dichiarato alla Stampa-Secolo XIX che “quella di asportare le ovaie, se il quadro clinico è simile a quello di Angelina Jolie, è una scelta sacrosanta”.
“Gli stessi geni mutati che predispongono al tumore del seno aumentano anche il rischio di tumori alle ovaie e per questo credo che la decisione della Jolie sia coerente con la scelta, di due anni fa, di farsi asportare le mammelle a scopo preventivo. La definirei una scelta sacrosanta, perché, se il tumore dell’ovaio è meno frequente di quello della mammella, è anche più aggressivo. La scelta della Jolie è da raccomandare a qualsiasi donna che abbia un quadro simile dal punto di vista genetico, dell’età e della storia personale”.
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