Luisa, professione baby planner: “Se ne avessi avuta una sei anni fa, ne avrei abusato”

“Se avessi avuto una baby planner sei anni fa, ne avrei abusato”. Luisa Rago ha quarant’anni, è di Imola ed è diventata mamma nel 2009, nel 2010 e nel 2013. Figli cercati e voluti che però l’hanno messa a dura prova, aprendole gli occhi sui servizi che funzionano, su quelli che mancano, sulle informazioni pressapochiste che circolano, sulle aree da migliorare. E così le è scattata una molla e ha deciso di formarsi per lanciarsi in un mestiere molto nuovo e ben poco conosciuto in Italia: quello di baby planner. Questa sera alle 20,30, con il patrocinio del Comune di Imola, al Teatro Osservanza (via Venturini 18) arriverà Lucia Rizzi di Sos Tata per presentare il libro “Leggi con me!” Tra i partner dell’iniziativa c’è anche la Clinica del Sale di Imola. La serata fa parte di un ciclo di incontri organizzati da Luisa e dal titolo “L’esperto incontra i genitori”.
Di che cosa si occupa, per la precisione, una baby planner?
“Una baby planner è una consulente pre e post-nascita e che coordina le attività strettamente connesse all’arrivo di un bambino. Come arco temporale copre il periodo che va dalla ricerca di un figlio ai primi anni della sua vita. Non sono certo un medico, non appartengo al personale paramedico. Il mio ruolo è organizzare e mettere in connessione gli utenti – mamme e papà – con i professionisti di cui ho verificato professionalità e di cui avuto un feedback da parte dei pazienti. Non mi limito certo a fornire un nome, un cognome e un numero di telefono”.

Luisa Rago
Luisa Rago

Esiste una formazione ad hoc?
“Io ho seguito il corso della Federazione francese delle baby planner professioniste, che di fatto fa propria la formazione dell’International Maternity Institute. A Imola ho aperto un mio studio nel quale dal dicembre scorso, quando ho iniziato a lavorare, ho già seguito qualche mamma”.
Basta un attestato per diventare baby planner o servono caratteristiche personali specifiche?
“Sono sicura che siano necessarie sensibilità, empatia e capacità di ascolto. Caratteristiche che forse si affinano quando si diventa genitori ma che devono, di base, appartenere alla persona. Una baby planner si confronta con le coppie in un momento particolare e delicato della loro vita, dove i dubbi e le insicurezze sono pane quotidiano. Un attestato non può bastare, no”.
Spesso, nel settore infanzia, le professioni si confondono: l’esempio classico è il conflitto tra ostetriche e doule. Come riesce, lei, a definire con chiarezza la sua professione?
“Far parte della federazione francese significa anche doversi attenere a un codice deontologico. Questo garantisce credibilità e professionalità. Una delle regole ferree che seguo, per esempio, è non sostituirmi mai al genitore: mi limito a fornire informazioni chiare, filtrate e verificate. Senza imporre mai nulla”.
Le è mancato, questo aspetto, durante le sue tre gravidanze?
“Sì, non mi sono fatta mancare nulla: ho seguito medici privati e del consultorio, corsi pubblici e non. Ma ho sempre toccato con mano l’incompletezza delle risposte e il fatto che ogni figura si limitasse al proprio campo d’azione. In quel momento non sei lucido, sei assalito da mille ansie e tutto ti appare così sbrigativo e carente. Senza contare i messaggi pubblicitari che sublimano un sacco di necessità che in realtà non esistono. Conoscere il mercato degli articoli di puericultura fa parte del mio ruolo: spesso vengano proposte alle mamme liste nascita infinite, piene di oggetti inutili. Io le aiuto a scremare, anche nell’ottica del risparmio”.
Non teme di non riuscire a far passare il contenuto del suo mestiere e, di fatto, di non riuscire a sfondare?
“Sono mossa dalla convinzione di voler fare un buon lavoro. Non è fondamentale, per me, sfondare o raggiungere la notorietà. Sono convinta che le persone non siano stupide: devono solo capire che esiste una figura nuova che può far bene in molti ambiti. Il resto si farà”.

www.babyplan.it
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