
Perché abbia quel sorriso, quegli occhi luminosi, quella parlantina allegra, non lo capirai mai. Rosa Belfiore a volte pensa di essere stata scelta per via della sua forza. O perché, avendo fatto diverse esperienze di volontariato, ad aiutare gli altri è sempre stata portata. Fatto sta che l’altro, da due anni e mezzo a questa parte, è la sua bambina, Sofia. Che non cammina, non parla e mangia con il sondino. Che ha salutato il proprio ingresso nel mondo con crisi respiratorie ed epilettiche, solo per raccontare un pezzo del problema. Ma che quando fa un versetto o accenna un sorriso, ecco, per sua madre la giornata prende un’altra piega. In meglio, senza dubbio. E si ricarica per l’intera settimana.
Rosa ha 38 anni, è di Matera. Si è trasferita a Ravenna per lavorare come arredatrice d’interni. Il compagno, marchigiano, ha un impiego a Faenza. Oggi Rosa non lavora più: Sofia ha bisogno di assistenza 24 ore su 24. Ma Rosa non ama stare con le mani in mano, il dolore non l’ha affossata: sebbene senza una diagnosi precisa, se non quella di “malattia genetica rarissima”, che significa tutto e niente, Rosa non accetta quegli sguardi tristi e quelle teste abbassate delle mamme che incontra al Cmp, quando porta Sofia a fare fisioterapia. Allo stesso tempo, lei, la disabilità di sua figlia non la vuole nascondere, non ne vuole fare un motivo di isolamento. E così ha dato vita a “La ruota magica”, un’associazione che vuole trasformare la rabbia in qualcosa di buono e positivo: “Noi genitori di bimbi gravemente disabili ci chiediamo spesso perché tutto questo sia capitato a noi. Ma una risposta non la otterremo mai. Ecco perché voglio che, come per magia, quel senso di frustrazione e dolore venga tramutato in amore e coraggio. I nostri figli hanno bisogno di questo, di amore”.
Finora Rosa e le altre famiglie che la seguono (in tutto una decina) hanno organizzato due feste a Bosco Baronio: “Ci piace l’idea che i nostri bambini si amalgamino con gli altri. Vorremmo sensibilizzare le persone sul fatto che non c’è nulla di male a far giocare insieme bambini disabili e non, anzi. Si tratta di un arricchimento incredibile”.
Rosa crede molto in quello che fa, e in particolare nel progetto di sostegno a famiglie che sono da poco entrate nel mondo della disabilità, visto che hanno bambini molto piccoli: “Ho sempre notato come i genitori di figli disabili adulti siano pervasi da una tristezza quasi cronica, che li porta a stare lontani da tutto e da tutto. Noi vogliamo uscire fuori, nella speranza che quando i nostri, di bambini, saranno cresciuti, le loro famiglie saranno non dico felici ma almeno serene e tranquille“.
E le piccole conquiste quotidiane, anche se impercettibili, in questo caso sono tutto: “Sofia, per esempio, ha il sondino. Ma io non mi arrendo: un po’ di pappa, spesso, cerco di fargliela prendere con il cucchiaino. Io so che per mia figlia il miracolo non esiste. Andrei a prenderla sulla luna, se esistesse, la medicina per lei. Ma sono consapevole che la situazione rimarrà bene o male questa. E allora tanto vale vivere alla giornata. E curare il proprio umore“.
Qui la pagina Facebook dell’associazione
Info 338/2683294
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