Ivan e la sclerosi multipla che non lo abbatte: “Tornerò a fare il modello”

ivan cottini
Ivan Cottini: “Tornerò a fare il modello”

“Autocommiserarsi? Macché. Alzarsi con il sorriso è la migliore delle terapie”. Ivan Cottini ha trent’anni, vive in provincia di Pesaro-Urbino. Lavorava come fotomodello quando due anni fa, dopo una risonanza magnetica resasi necessaria per un’improvvisa diplopia all’occhio destro, gli è stata diagnosticata una forma aggressiva di sclerosi multipla. Il mondo che ti casca addosso, penseresti. Ma lui ha deciso di non arrendersi alla malattia: “Ho il bagaglio ancora troppo pieno di sogni e ambizioni”. Il primo è quello di continuare la sua carriera interrotta a metà, pur con tutte le difficoltà del caso: “In Italia non è come in America o nei Paesi Scandinavi. La disabilità mostrata in pubblico fa ancora paura. All’inizio del mio calvario, quando chiedevo di poter lavorare lo stesso, mi dicevano che non erano pronti a spiattellare la mia malattia, come fosse qualcosa da nascondere, di cui vergognarsi”.

Una "gara di carrozzine" in ospedale
Una “gara di carrozzine” in ospedale

Ivan continua a seguire la dieta di prima. Il pomeriggio, dopo la fisioterapia, fa ginnastica. Perché il suo corpo lo vuole mantenere come allora. La fidanzata con cui stava prima della diagnosi lo ha lasciato. Adesso ha un’altra ragazza: “L’unica persona disposta ad amarmi e starmi accanto nonostante tutto. Lei lo sa, che deve cambiarmi e alzarmi da terra. Ed è la miglior dimostrazione d’amore del mondo”. La stessa che gli hanno dato solo alcuni degli amici: “All’inizio mi chiedevano cose assurde, come per esempio se la sclerosi multipla si attacca. C’è molta ignoranza in materia, l’ho toccata con mano. Ma è servito a scremare le amicizie vere: quelle importanti, alla fine, sono rimaste”.

Ivan, nel frattempo, è diventato testimonial dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla, per la quale ha fatto anche un calendario. E presto uscirà con un foto-libro che racconta la sua vita e che vedrà la collaborazione del poeta Gastone Cappelloni e la supervisione di Giobbe Covatta. Attività che servono a restare sempre con la testa fuori dalla superficie dell’acqua: “L’ottimismo non c’è sempre, lo ammetto. I momenti bui ogni tanto arrivano. Ma in famiglia sono quello più positivo, i miei genitori fanno fatica a farsene una ragione e a darsi pace”.

Una foto del calendario Aism
Una foto del calendario Aism

Ivan scherza molto, mentre parla: “Quando vengo ricoverato, rischio sempre che mi caccino fuori dall’ospedale, perché organizzo gare in carrozzina con gli altri pazienti. Del resto, ogni volta che entro, non resto per meno di un mese: bisognerà pure ingegnarsi per passarsi il tempo. Nel 2014 ho trascorso compleanno, Pasqua, Natale e Capodanno in reparto. Se non trovi il modo per ridere, ti demoralizzi”. Eppure, ogni giornata è un punto interrogativo per Ivan: “Quando vado a letto la sera, non so mai in quali condizioni mi sveglierò la mattina dopo. Se mi va bene ho un braccio addormentato, non vedo da un occhio e non sento da un orecchio. Se va male, ho convulsioni, blocco respiratorio e pure neurologico. E mi risveglio in ospedale”. Ma non basta, per lui, per arrendersi.

Qui la pagina Facebook degli Amici di Aism (PU)
Qui sotto il video del calendario Aism

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