Condividere, sfogarsi, chiedere consigli, parlarne. Pur con tutti i difetti che gli possiamo imputare, il web dà una grossa mano quando si tratta di trovare qualcuno che vive i tuoi stessi problemi. Raffaella Bisson, ingegnere biomedico e mamma di un bambino di tre anni, ha pensato che on-line mancasse un gruppo di aiuto-mutuo-aiuto dedicato alla depressione pre e post-parto, la stessa che ha vissuto sulla propria pelle, dalla quale è uscita e che oggi mette a disposizione delle mamme che ci stanno passando.
Il sito che ha creato – e la pagina Facebook ad esso collegata – sono per lei una missione, quella di comunicare alle donne che vivono quel senso di soffocamento davanti al pancione o al bebè che se ne esce, eccome se ne esce. Ma che non bisogna nascondersi, né vergognarsi. Tutt’altro: bisogna farsi aiutare. Subito. Prima che sia troppo tardi. Affidandosi ai professionisti giusti, quelli ai quali indirizza le donne che le lanciano un s.o.s.: “Io posso solo raccontare la mia esperienza, a chi mi scrive do solo consigli sulle persone alle quali rivolgersi”.
“Sono rimasta incinta a 38 anni – racconta Raffaella, che vive e lavora in Veneto – in un momento nel quale la mia vita era piena, in cui ero realizzata professionalmente. Ero abituata a viaggiare, a correre, a ballare flamenco. All’improvviso stop, tutto si è fermato. Mio marito era sempre via, io ho cominciato a non dormire più, a soffrire di una insonnia pazzesca che però non potevo curare con i farmaci. Facevo pensieri negativi, stavo malissimo”. Una depressione pre-parto alla quale Raffaella sapeva sarebbe seguita quella post-parto: “Appena ho partorito ho scelto di non allattare, ho preso una tata e ho iniziato con gli psicofarmaci. Sono andata avanti un anno con la terapia, poi ho avuto una ricaduta più avanti ma oggi posso dire di esserne uscita”.
Grazie alla sua esperienza Raffaella sa che la depressione post-parto, il più delle volte, potrebbe essere presa in tempo. Se solo ci fosse una rete pronta a intercettarne i segnali. Ecco perché si è contornata di professionisti – psicanalista, ostetrica, nutrizionista, ginecologa – che trasporteranno la modalità on line a off line. Un gruppo nascerà a breve a Faenza, un altro a Mestrino, vicino a Padova: le mamme potranno incontrarsi una volta alla settimana per confrontarsi e buttare fuori le emozioni.
Intanto, on line Raffaella continua a veder crescere i contatti: in poco più di un mese le visite al sito sono state oltre 1.300 mentre la pagina Facebook registra al momento più di 13mila post letti. “Per ora tante leggono, poche mi scrivono: segno che il tema è ancora un tabù, che c’è tanta vergogna. Ma vado avanti: un’amica di una mia amica è finita ricoverata in clinica perché non ha trovato nessuno con cui parlare, nessuno che la aiutasse. Sono cose inaccettabili”.
Raffaella sta cercando collaborazioni in tutta Italia. E ha trovato quella di Strade Onlus, l’associazione che ha creato la prima piattaforma per l’auto-diagnosi della depressione post-parto Rebecca Blues. Ma anche di “Città delle mamme”, che a Roma organizza una miriade di attività d’incontro per le neo-mamme. Perché la solitudine, in caso di depressione, diventa ancor più una brutta bestia.
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