“Il fatto che, al cospetto di una bimba di due anni un padre non sarebbe in grado di occuparsene, è una conclusione fondata su un pregiudizio che confina alla diversità (e alla mancanza di uguaglianza) il rapporto che sussiste tra i genitori”.
Con queste parole, la nona sezione del tribunale civile di Milano ha emesso una sentenza storica, destinata ad abbattere non pochi steccati. La questione riguarda l’affidamento di una bambina di due anni, figlia di una coppia di quarantenni in via di separazione. La madre, facendo leva sulla tenera età della piccola, aveva chiesto al magistrato di tenerla con sé. Il coniuge, a suo giudizio, non sarebbe stato “adeguato” in compiti considerati strettamente femminili quali cambiare i pannolini e preparare le pappe. E invece no, le toghe, come riporta Il Giorno, hanno completamente ribaltato questa impostazione: “La genitorialità si apprende facendo i genitori: solo esercitando il ruolo genitoriale una figura matura e affina le proprie competenze genitoriali”.
Risultato: il padre, verso il quale altrimenti si sarebbe configurata una “restrizione del diritto di visita“, “potrà tenere con sé la figlia a fine settimana alternati, con prelievo della minore il sabato alle ore 10 e riaccompagnamento a casa la domenica successiva alle ore 19”.
Non è finita qui, però. Dal momento che i genitori non hanno trovato alcun accordo (né sull’assegno di mantenimento né su altri aspetti che coinvolgono la vita della bambina), il tribunale ha disposto una consulenza tecnica per approfondire la situazione psicofisica della bambina e le capacità di padre e madre a rapportarsi con lei.
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