La proposta è destinata a dividere e fare discutere. Pagare le mamme 800 euro al mese per i primi tre anni di vita del bambino: un’idea dell’associazionemamma Comunità Papa Giovanni XXIII, in particolare del responsabile generale Giovanni Paolo Ramonda. On line è stata lanciata una petizione che ha raccolto in cinque mesi oltre 2700 adesioni. Il 21 febbraio, a Bologna (Palazzo Malvezzi, via Zamboni 13, dalle 9 alle 12,30) si terrà un convegno proprio sul tema: “Senza figli non c’è crescita. Diamo uno stipendio a ogni mamma”.
In genere, quando si affronta l’argomento maternità e lavoro, si parla di conciliazione. Voi, invece, proponete di pagare le mamme per stare con i figli: quali considerazioni ci sono alla base?
“Il fenomeno della denatalità è sempre più acuto. Nel 2050, stando alle ultime previsioni, la crescita sarà pari a zero. Varie parti d’Europa si spopoleranno. Siamo convinti che dalla crisi economica ci si possa riprendere solo facendo ripartire le nascite: un effetto raggiungibile solo attraverso il riconoscimento della maternità come lavoro con la elle maiuscola, come diceva don Oreste Benzi”.
E il lavoro fuori casa delle donne, dove lo mettiamo?
“Non vogliamo certo sminuirlo, ci mancherebbe. Ma una mamma, nei primi tre anni di vita del figlio, dovrebbe dedicarsi a lui. Solo così i bambini crescono sani e sereni. Noi che frequentiamo le carceri, spesso ci accorgiamo di come molti detenuti non siamo mai stati sulle ginocchia delle loro madri. Quando incontriamo gli ex tossicodipendenti nelle comunità terapeutiche, notiamo come siano cresciuti senza madri o con madri poco presenti”.
E i papà, in tutto questo, dove sono?
“La nostra proposta si può applicare anche ai papà, nel caso scelgano di rimanere a casa. Noi però puntiamo alle mamme: molte sono disoccupate o hanno deciso di dedicarsi ai figli. Allora aiutiamole: paghiamole con uno zero in più rispetto a quello di Renzi. Ottanta euro al mese bastano a malapena per qualche pacco di pannolini. Con un vero salario, invece, le mamme rimetterebbero in circolo i soldi percepiti, contribuendo alla ripresa dell’economia”.
Anche i servizi educativi, di fronte alla crisi, stanno arrancando, soprattutto nel privato. Se le donne restassero a casa per anni, stipendiate, i nidi chiuderebbero. Che idea avete al riguardo?
“Non facciamo una guerra ai nidi ma i bambini, per i primi tre anni di vita, hanno diritto alla madre. Siamo contrari al fatto che s’investa sui nidi. Investiamo, invece, sugli stipendi per le mamme”.
Dove si potrebbero recuperare le risorse per pagarli?
“Durante il convegno andremo a fondo della questione anche con alcuni economisti come Ettore Gotti Tedeschi. Pensiamo alla riduzione degli sprechi della politica, al taglio delle spese per gli armamenti. Le possibilità sono molte. Se si parte dall’idea che riconoscere il ruolo delle madri nell’accudire e crescere i figli ha un valore economico, i soldi si trovano”.

Al convegno è in attesa di conferma la partecipazione del ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Tra i relatori ci saranno Virginio Merola (sindaco di Bologna), Carlo Caffarra (cardinale di Bologna), Francesco Belletti (presidente Forum nazionale associazioni familiari), Giorgio Graziani (segretario regionale Cisl Emilia-Romagna), Alessandra Servidori (consigliera nazionale di parità) e Mario Sberna (deputato).