Cosa succederebbe se un figlio che ha sempre creduto di essere il ribelle della famiglia scoprisse alla soglia dei trent’anni che la mamma e la nonna lo sono state molto più di lui? Se il figlio in questione si chiamasse Michele Rech e fosse il fumettista più famoso d’Italia ne nascerebbe un graphic novel. Ed è quello che ha fatto Zerocalcare, che nel suo ultimo libro, “Dimentica il mio nome” (Bao Publishing), racconta la storia della sua famiglia tra fatti realmente accaduti e invenzione.
L’idea è nata quando, dopo la morte della nonna materna, Zerocalcare ha scoperto alcuni avvenimenti della sua famiglia che non aveva mai sospettato. Nel libro, che per metà racconta l’infanzia e la giovinezza della nonna, tra la fine della Prima guerra mondiale e la fine della Seconda, vengono narrate vicende che in qualche caso oltrepassano il limite della legalità. Ma cosa sia vero e cosa inventato non è dato sapere. L’insolubilità di questo mix è la condizione che la mamma – durante un “G2”, come lo definisce scherzosamente Zerocalcare – ha posto al figlio per dare il suo benestare alla trasposizione a fumetti della sua storia.
In “Dimentica il mio nome” emergono i ritratti di due donne coraggiose, forti, senza paura di amare. Il tutto, ovviamente, nello stile di Zerocalcare, che disegna la madre con le fattezze di Cocca del Robin Hood della Disney e la nonna come un pulcino.
Tra una risata e una lacrima (spero di non essere l’unica che leggendo un racconto di Zerocalcare si trova a ridere e piangere a distanza di due vignette), scopriamo la storia di Mamie (questo il soprannome della nonna) e accompagniamo il protagonista in un percorso di maturazione dolorosa. La narrazione è sempre molto intimista, ma si è fatta più sofisticata: ci sono i dubbi, le paure, il senso di inadeguatezza, l’incapacità ad affrontare la sofferenza altrui. Ma anche la voglia di leggerezza, la musica, le icone pop di una generazione, l’umorismo e i paradossi a cui ci ha abituati.
“Dimentica il mio nome” è un libro delicato e poetico: se non conoscete Zerocalcare, questo è il momento per colmare la lacuna. Se già lo conoscete e lo apprezzate, in “Dimentica il mio nome” troverete alcune delle atmosfere de “La profezia dell’armadillo”, che conteneva un altro grande ritratto femminile, quello dell’amica scomparsa Camille.
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