Un dizionario di dialetto romagnolo e non solo. Lo hanno scritto i ragazzi della I G S.Giorgio di Cesena

Lascia piacevolmente sorpresi incontrare alunni e insegnanti che decidono di aderire e dedicarsi con tanto entusiasmo ad un progetto che ha tutto il sapore e il fascino d’altri tempi: quello del dialetto romagnolo.

Nel dicembre di un anno fa, i 23 alunni della classe 1ª G della media di San Giorgio insieme all’insegnante Cinzia Gozi, hanno iniziato un recupero del dialetto accogliendo la proposta fatta da Paolo Bilancioni, presidente del Quartiere Cervese nord.

Uno stimolo che ha trovato un terreno fertile grazie alla curiosità e vivacità intellettuale dei ragazzi, protagonisti di un percorso linguistico-culturale che ha coinvolto nonni e genitori.

gli alunni di 1ªG mostrano il libro insieme all'insegnante Cinzia Gozi

“C’è chi alle elementari aveva già studiato poesie, in più i nonni sono venuti in classe a raccontare tradizioni e parole – racconta la docente – Ai ragazzi  ho dato l’idea di creare il dizionario, indicando parole di uso quotidiano con l’aiuto delle famiglie e dei genitori. Tutti hanno contribuito nella ricerca imparando termini mai sentiti prima e la loro corretta pronuncia. E’ nato così il libro, dal titolo “Da lontano… E dialet rumagnul e non solo”, motivato dal fatto che un alunno è di origini pugliesi. Dai ragazzi è venuta l’idea di tinteggiare di giallo i fogli, poi pian piano si è arricchito di varie parti: dizionario, proverbi, modi di dire, filastrocche, saggezze popolari, il profumo delle parole (le poesie) con cartigli in stile pergamena, brani letti in occasione della “Festa del Partigiano”, il “Mazapegul” con la formula per difendersi dal folletto dispettoso e irriverente.

Il risultato finale ha entusiasmato le famiglie e i nonni, offrendo un bellissimo esempio di valorizzazione della cultura del territorio.

In particolare l’insegnante Gozi ricorda l’incontro con una mamma avvenuto durante l’open day  il tradizionale pomeriggio di accoglienza in cui famiglie e alunni di prima visitano la scuola e i laboratori: “Una delle mamme dopo aver sentito raccontare il nostro lavoro sul dialetto, si è proposta come alunna. Mi ha detto di aver perso il legame con il dialetto ed ha apprezzato molto il fatto che la scuola sia un punto di collegamento tra memoria e futuro”.

Tra gli alunni, a Gaia è venuta l’idea di rendere retrò anche i fogli del libro,bagnandoli con tè nero e caffè, tamponandoli svariate volte per poi asciugarli.

Filippo di origini pugliesi, la sua ricerca l’aveva fatta in Puglia e nel libro compaiono due proverbi della sua terra: “La casa commede face u figghie ladre” (Le molte comodità di una casa alimentano i vizi) e “Quanne u diavele l’accarezze vaule l’alme (Quando il diavolo ti accarezza vuole l’anima).

Tanti i proverbi trovati e modi di dire inseriti nel libro: “Al busii a gli à al gambi cȗrti,”(Le bugie hanno le gambe corte), “I baioc l’è cume i dulur chij à i si tèn” (I soldi sono come i dolori, chi li ha se li tiene), “Smaris torna’elet” (Smarrirsi intorno al letto).

E che dire delle filastrocche che avranno fatto sorridere i nonni ricordandole ai nipoti, come “Pin Pin cavalin”. Il libro contiene anche testimonianze dei genitori. Toccante quella del babbo di Enrico, Gianni Maraldi che in quinta elementare si era aggiudicato il primo premio al concorso per l’Aido grazie alla poesia “La mia vita par chit”.

Molto simpatica la conclusione del libro con il racconto dal titolo “Tra tòt à sem vintri” (In tutto siamo ventitré), opera di Filippo Semprini. Si è divertito a raccontare tutta la classe caratterizzando ogni compagno con uno o più aggettivi, creando la bozza in dialetto e poi in italiano.

Sarà divertente  rileggersi tra quelle righe quando il percorso alle medie sarà finito e tanti alunni si troveranno cambiati.

L’ultimo giorno di scuola, la 1ªG era stata in visita nella sede del Quartiere, in via Fratelli Latini. Prima di ricevere in dono il libro, il presidente Paolo Bilancioni aveva spiegato funzioni e attività del Quartiere, in mezzo a domande e curiosità.

In una delle sale del Quartiere gli alunni hanno potuto conoscere il “museo della centuriazione”, una mostra permanente che raccoglie documenti, plastici e fotografie che illustrano l’importanza dell’opera agrimensoria condotta dagli antichi romani nel Cesenate.

Il viaggio nelle tradizioni quest’anno proseguirà nelle classi prime della media di San Giorgio, grazie alla proiezione di diapositive di Radames Garoia, con immagini sulla realtà contadina di una volta.

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