mamma, papà allattamentoQuest’anno all’interno delle proposte volte a promuovere una cultura a sostegno dell’allattamento materno, nell’ambito della Settimana mondiale dell’allattamento, trova spazio un’iniziativa rivolta esclusivamente ai papà. L’assessore alle Pari opportunità di Ravenna, Giovanna Piaia, in collaborazione con il Centro per le famiglie, ha ritenuto importante offrire anche ai papà un momento di riflessione e di scambio sulla propria esperienza di padri che si trovano a sostenere l’allattamento materno, come una scelta che coinvolge i membri della famiglia nei suoi aspetti pratici e relazionali. L’appuntamento “Papà in gioco” rivolto ai papà e ai bambini dai 0 ai 36 mesi è in programma per il prossimo sabato 11 ottobre dalle 10 alle 12 al Centro per le Famiglie di Ravenna (via dx Canale Molinetto, 127) e sarà condotto dalla psicologa Monica Lanza Cariccio, consulente alla genitorialità per il Centro, che abbiamo intervistato.

Qual è il ruolo del papà nella fase dell’allattamento?
“Come è noto l’allattamento prende l’avvio nel post parto che è un momento di grande riorganizzazione nell’assetto psicologico e relazionale e di intensa emotività non solo per la donna ma per tutta la famiglia. Il neonato si trova in un ambiente diverso da quello del grembo materno e dovrà gradualmente acquisire coscienza del suo essere ‘distaccato dalla mamma’ e la mammainvece si trova nel post –parto in un sovraccarico emozionale che la porta a soddisfare, spesso senza riserve, le richieste del neonato. Al padre spetta il compito di ‘equilibrare’, di sostenere progressivamente la spinta verso l’individuazione del figlio/a e di custodire il benessere della famiglia e della coppia. Si tratta a volte di autorizzare la compagna a concedersi piccole pause, a ritrovare se stessa, a non cedere con eccessi al richiamo della maternità. Si tratta, in definitiva, di tenere ‘l’ordine’ negli scambi affettivi all’interno della famiglia. Essere presenti offre ai papà la possibilità di con-dividere con la compagna il carico emotivo oltre che organizzativo. Ciò può costituire un tempo prezioso per imparare a conoscere ‘sul campo’ i bisogni di ogni componente della famiglia. Indubbiamente la presenza è il requisito che favorisce la costruzione di una qualità della relazione ‘sufficientemente buona’.

Il papà può essere di sostegno alla relazione che si viene creando fra madre e bambino?
“Oggi a mio avviso si sta banalizzando il ruolo del padre in relazione al periodo delle prime cure, si tende ad appiattirlo dentro uno stereotipo che lo fa apparire a tratti ambiguo e confuso. In realtà al di là di quello che può essere la moda di un comportamento (il fare, il ruolo esteriore), la funzione genitoriale del padre rimane ancora oggi, profondamente, questa sua possibilità di sostenere il proprio figlio ad emanciparsi dal bisogno totale ed esclusivo della madre, offrendogli esperienze di qualità diverse da quelle che può offrire un amore materno. Per fare un esempio classico è noto che la mamma tende a maneggiare il bambino con una modalità più cauta, tende ad essere prudente e ad accoglierlo nel suo abbraccio come se lei dicesse con i suoi gesti ‘questo è il tuo nido’, soddisfacendo così il grande bisogno di appartenenza del bambino. Il padre invece tende a maneggiarlo ‘strapazzandolo’, facendolo roteare verso l’alto, lontano dal suo corpo come se gli comunicasse ‘puoi andare lontano, puoi volare!’. Servono entrambi i momenti, servono le modalità maschile e femminile della coppia genitoriale, servono le differenze. In questo lavoro di crescita i genitori diventano collaboratori in una sorta di con-divisione di compiti”.

Cosa può fare il papà per agevolare il momento in cui la madre allatta?
“Il posto del papà è importante e strategico soprattutto in relazione al clima emotivo con cui si vive in famiglia l’esperienza dell’allattamento. Ancora una volta al di là del fare (preparare un pasto o portare un bicchiere d’acqua, o occuparsi degli altri figli..) quello che pesa è il vissuto: l’aspetto che aiuta di più una donna che sta allattando è sentirsi ‘approvata’, appoggiata in questa esperienza come in un gioco di squadra in cui ognuno fa la sua parte per un obiettivo comune”.

L’uomo può aiutare una mamma che affronta con difficoltà questa fase delicata della sua vita?
“Può capitare che la madre viva con difficoltà questo momento che culturalmente è pieno di contraddizioni: da un lato l’allattamento è estremamente valorizzato, dal’altro la logica della produttività non risparmia i genitori che possono faticare a trovare velocemente un ritmo al passo con le richieste esterne alla famiglia. Anche qui l’uomo può riconoscere una situazione di crisi. Mi è capitato spesso ai corsi post- parto di vedere l’uomo accompagnare la propria compagna e incoraggiarla a parlare delle sue difficoltà esternando comprensione e rispetto verso il suo impegno. Questo atteggiamento di non giudizio ma di fermezza nell’affrontare ciò che è problematico corrisponde a un funzione di protezione importante che spesso solo l’uomo può compiere perché molte donne si trovano a vivere la maternità in solitudine”.

Il papà presente nei momenti dell’allattamento può entrare a fare parte di questa relazione che soprattutto nei primi mesi è incentrata sulla diade?
“La funzione del padre nasce ancor prima della nascita del figlio, infatti già durante la gravidanza è chiamato a svolgere una funzione di contenimento delle ansie legate alla gestazione, mentre dopo la nascita svolge una funzione protettiva per la delicata esperienza della coppia madre-bambino. In questa fase il padre, esterno alla coppia, deve porre attenzione a non diventare ‘estraneo’, a non agire fughe, investendo affettivamente fuori dal nucleo per compensare questa sensazione di essere ‘fuori dalla diade’. In un certo senso una buona funzione paterna prevede da un lato la possibilità dell’uomo di tollerare la frustrazione di sentirsi escluso dalla coppia, dall’altro la capacità di collocarsi all’interno della famiglia proteggendo madre e bambino”.

Come aiutare un padre invece che si sente escluso da questo rapporto e magari anche inutile durante il momento dell’allattamento?
“Diventare padre e riuscire a svolgere questa funzione vuole dire rinunciare al ruolo privilegiato di figlio, implica il distacco dai propri genitori ma al tempo stesso l’identificazione con il loro ruolo genitoriale. Può essere un processo impegnativo per l’uomo e la compagna può sostenerlo aprendo nella realtà uno spazio per il padre, nominandolo, coinvolgendolo e presentando al bambino un’immagine positiva del suo papà.

Per informazioni e iscrizioni: dal lunedì al venerdì – ore 9 alle 13 Tel. 0544 471497 – informafamiglie@aspravennacerviaerussi.it