
“Mario Lodi ti guardava negli occhi, che fossi un bambino o un anziano. E ti ascoltava”. Il ricordo più vivido che Carlo Ridolfi, coordinatore della rete C’è speranza se questo accade@, conserva del maestro di Cipì, è quello di un educatore attento, sempre concentrato su chi aveva davanti. Ed è proprio dall’esempio di Mario Lodi che partirà il convegno “Lo spazio dell’educazione” in programma sabato 18 e domenica 19 ottobre a Santarcangelo di Romagna e San Mauro Pascoli.
Carlo, da padre di quasi quattro figli, di cui due ormai grandi e da ferroviere, che cosa l’ha spinta ad occuparsi di educazione?
“La passione e il legame con Mario Lodi, che conobbi nel 1992 quando, da amante del cinema, mi invitarono ad un convegno a tenere una relazione. Mario Lodi, all’epoca, aveva promosso una raccolta firme per cambiare la televisione. Arrivò a 500mila, più di quante ne servano per promuovere un referendum. Era un uomo straordinario, alla Casa delle Arti e del Gioco dovremo iniziare un lavoro di archiviazione. Sono conservate centinaia, forse migliaia di lettere. Lui rispondeva a tutti quelli che gli scrivevano”.
La sua morte, però, non è stata troppo seguita dai media. Perché?
“Perché il suo lavoro era sempre appartato, cosa deleteria in un’epoca come quella attuale, dove apparire è tutto. La sera della sua morte, lo scorso 2 marzo, il Tg 3 non ne ha parlato, dedicando invece otto minuti all’incidente di Fiorello, con tutto il rispetto per lui”.
Lontano dal clamore, quanti insegnanti lavorano in Italia?
“Moltissimi. La nostra rete serve proprio a questo, a riunire insegnanti appassionati ma anche persone che fanno altri mestieri, come me e mia moglie, ai quali l’educazione sta a cuore: ‘I care’, per dirla alla Don Milani”.
Il vostro convegno è giunto al quarto anno di vita. Perché avete scelto la Romagna?
“Perché qui viveva e operava Gianfranco Zavalloni con la sua pedagogia della lumaca. Perché qui continua a lavorare Stefania, sua moglie. Una di quelle persone che, come tutte le altre che fanno parte della nostra rete, mettono al centro il bambino, non le circolari o i programmi ministeriali”.
Che cosa significa, per voi, C’è speranza se questo accade@?
“Abbiamo preso spunto da un famoso libro di Mario Lodi, ‘C’è speranza se questo accade al Vho’: un diario della sua esperienza di maestro nella piccola frazione di Piadena. Secondo noi c’è speranza se questo accade a Scampia, come a Palermo, in Lunigiana e a Genova”.
Gli interventi del convegno sono legati dal tema comune dello spazio. Quale spazio, per la precisione?
“Dalle camerette dei bambini alle città, che dovrebbero sempre mettere l’infanzia al centro. Un invito a ripensare i luoghi abitati dai più piccoli. Vorremmo partecipassero non solo coloro che lavorano nella scuola, ma anche i genitori e tutti coloro che hanno a che fare con i bambini. Ben vengano anche le suore e i giornalisti”.
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