Le difficoltà occupazionali dei giovani italiani rischiano di compromettere gli investimenti nella scuola e soprattutto nell’università. Questo in estrema sintesi l’ultimo rapporto dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse).
L’Ocse fotografa l’immagine di una scuola pre-primaria e primaria di ottima qualità a una scuola secondaria mediocre, fino ad arrivare a un’educazione universitaria e post universitaria di qualità ancora troppo carente. Inoltre igiovani italiani risultano poco preparati per quanto riguarda la comprensione dei testi, la lettura e la matematica.
L’Ocse però premia l’Italia per la qualità dell’istruzione di base: nonostante i tagli alla scuola, l’Italia è riuscita a diminuire da uno su tre a uno su quattro il numero dei quindicenni in grave difficoltà in matematica.
Questo dimostra, secondo l’Ocse, che non è il numero di insegnanti a garantire la qualità dell’istruzione: nonostante l’Italia sia stato l’unico paese, negli ultimi anni, ad aver ridotto la spesa complessiva per la scuola tagliando il personale docente.
Infine l’Italia raggiunge punte di eccellenza nell’istruzione preprimaria, con il 92% dei bambini di tre anni iscritti alla scuola per l’infanzia, percentuale che aumenta addirittura al 96% per i bambini di quattro anni.
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