Cooperanti del sesso a Rimini. Mogli, madri, fidanzate: guadagnano fino a 9mila euro al mese

luce rossa

Come sempre la vita reale corre molto più veloce dell’ordinamento normativo e mentre la discussione sull’opportunità o meno di regolarizzare in Italia la prostituzione (e quindi di far pagare le tasse a chi la pratica) si è arenata da tempo, un gruppo di donne riminesi ha di fatto dato vita a una coop a luci rosse.

La vicenda, raccontata da Il Resto del Carlino, è avvenuta a Rimini; protagoniste quattro donne dai 24 ai 49 anni, sposate o fidanzate, madri, lavoratrici part-time. Hanno anche una sede, un appartamento preso in affitto dove a turno ricevono i clienti. Di cui non sono gelose e che, nel caso una di loro non fosse disponibile, si passano dall’una all’altra. In casi particolari sono disposti anche a lavorare in due con un solo cliente. L’attività è iniziata come un hobby, ma ben presto si è trasformata nella fonte di reddito principale.

Il lavoro non manca e gli incassi, ovviamente esentasse, si aggirano sugli 8-9mila euro al mese (500 euro per una serata intera, singole prestazioni tra i 50 e i 200 euro). Cifre, insomma, da dirigente di alto livello. Solo che, fanno notare le signore, questo guadagno viene ottenuto senza neanche stancarsi troppo.

Il giro di clientela è nato e cresciuto con il passaparola di clienti evidentemente soddisfatti, ma anche tramite inserzioni con foto che lasciavano poco all’immaginazione. Inoltre ci sarebbe, secondo le cooperanti del sesso, un elemento psicologico da non sottovalutare: i clienti, che magari si troverebbero in imbarazzo ad andare con una prostituta rimorchiata per strada, non provano vergogna con una donna che ricorda loro una dimensione più familiare.

Mariti e fidanzati non sembrano sospettare nulla, anche perché le signore stanno ben attente a non condurre uno stile di vita non consono alle loro entrate reali. Anche per il fisco vale lo stesso discorso.

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Commenti:

  1. Ma la prostituzione in Italia è già tassata; questo ai sensi dell’articolo 36 comma 34bis della Legge 248/2006, come chiarificato dalla Cassazione con le Sentenze n. 10578/2011 e 18030/2013. Il Codice relativo è 96.09.09 “Altre attività di servizio alla persona non comuni altrove”.
    Cosa aspettano i sex workers ad aprire la partita IVA e pagare le tasse in merito?

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