“Dislessico, disgrafico, disortografico e discalculico eppure mi sono laureato”. Sono queste alcune delle parole della lettera scritta da Filippo Barbera, maestro elementare e scrittore, apparsa in risposta a un dibattito che ha preso vita nelle settimane passate sul quotidiano on line www.tempi.it in relazione ai disturbi specifici di apprendimento (DSA).
Il tutto era partito dal commento di una professoressa di Milano, Margherita Pellegrino, sul problema dell’aumento di diagnosi di DSA tra gli alunni e sulla legge, la 170, che nel 2010 li ha riconosciuti come tali. Tale legge riconosce la dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia come disturbi specifici dell’apprendimento e garantisce il diritto allo studio per gli alunni con tale sindrome attraverso la realizzazione di percorsi individualizzati nell’ambito scolastico.
Da quel momento una serie di risposte sono state pubblicate sul quotidiano tra cui quella del maestro che apre una riflessione sui disturbi specifici di apprendimento, ma più in generale sull’essere e fare l’insegnante.
La missione di ogni insegnante è secondo Filippo Barbera “quella di guidare ciascun allievo a sviluppare al massimo le sue potenzialità e a renderlo autonomo”.
Le sue parole vanno in parte anche in difesa della legge 170 criticata dalla professoressa milanese: “la legge 170 non trasforma la nostra scuola – come affermato dalla docente in questione – in «cliniche psichiatriche» o in «ospedali» se mai, alla scuola offre la possibilità di elevarsi e di diventare un luogo di giustizia”.
Forse dare maggiore tempo a chi è più lento potrebbe essere una soluzione, “perché dovrebbe essere considerata ingiustizia concedere a un dislessico più tempo o – esageriamo – dotarlo di un computer, mentre è pacifico che sia cosa giusta dare ad un miope gli occhiali o ad un cieco la sintesi vocale?”
E continua: “Siamo veramente sicuri che conoscere a fondo una disciplina sia sufficiente per poterla efficacemente insegnare? Siamo veramente sicuri che la didattica e la psicologia non possano essere d’aiuto all’insegnante? Non ci è forse mai capitato nella vita di apprendere meglio uno stesso concetto quando ci viene spiegato da un compagno di studi, piuttosto che dal “professorone” di turno? Siamo veramente sicuri che l’insegnante non abbia bisogno di aggiornarsi? Ci siamo mai chiesti quanti e quali siano gli insegnanti che vanno ai corsi di aggiornamento? È forse un caso che in tutti i corsi di formazione che ho frequentato o tenuto siano sempre stati frequentati da maestri di scuola primaria? Come mai, invece, il numero dei docenti delle scuole secondarie che vi accedono è sempre bassissimo?”
Le riflessioni del maestro prendono avvio quindi dai disturbi di apprendimento, che lo riguardano anche personalmente, ma si allargano fino a considerare l’insegnamento in generale e come questo posso essere migliorato: “Al di là dei luoghi comuni, dei pregiudizi e di generalizzazioni, che peccano sempre di superficialità, la verità incontestabile è che la scuola è fatta dagli insegnanti. Non solo le leggi o le riforme a creare una buona scuola. E allora perché abbiamo paura della legge 170? Perché siamo terrorizzati dai Disturbi Specifici di Apprendimento? Un insegnante motivato si informa e va alla ricerca dei metodi più efficaci per insegnare ai propri alunni. Collabora con la famiglia. Non teme il lavoro in più. Non guarda l’orologio o il portafogli”.
E nello specifico per quanto riguarda i DSA: “La dislessia non è una porta murata, ma una porta chiusa a doppia mandata. Per aprirla bisogna trovare la chiave giusta. Questa chiave sono le strategie che consentono di superare le difficoltà strumentali e di tagliare ogni traguardo. Tutte le agenzie sono chiamate a lavorare insieme – scuola, famiglia, sanità – ognuna con le proprie competenze e responsabilità. Non da ultimo, anche il ragazzo dovrà fare la sua parte. È la mentalità che deve cambiare!”
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Commenti:
sono un insegnate DISLESSICO DOCUMENTATO. FIERO DI ESSERLO!
ho combattuto tante lotte in nome del trionfo dei dislessici.
adesso ultimo scoglio che mi sta rendendo la vita un incubo. il corso obbligatorio di inglese per docenti di scuola primaria.
si vede che la calabria da buoni frutti! anche il sottoscritto è calabrese.
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