Un boccone di pesce e un salto: “Mia figlia stava soffocando, ecco come l’ho salvata”

infant dummy cardiac massageSerena Randi non ha paura di ripetere di aver visto la morte negli occhi di sua figlia. E non smette di dire che tutti i genitori, i nonni, gli educatori e gli insegnanti dovrebbero prendersi due ore per conoscere le manovre di disostruzione delle vie aeree in età pediatrica. Serena, per fortuna, quelle mosse banali quando fondamentali, le conosceva già. Infermiera di pronto soccorso all’ospedale di Faenza, quando nel 2008 è dovuta intervenire sulla sua bimba di sei anni, Sofia, che non respirava, ha fatto tesoro del suo bagaglio personale. Oggi quell’episodio tragico ma a lieto fine continua ad essere l’ispirazione per il progetto “Viva Sofia” voluto dal dottor Daniele Donigaglia e portato avanti insieme al “LIONS CLUB Valli Faentine”: un progetto di sensibilizzazione della popolazione e del mondo della scuola sull’importanza di conoscere le manovre di rianimazione.
Serena, cosa aveva mangiato Sofia quella terribile sera di sei anni fa?
“Eravamo entrambe in cucina, io stavo finendo di preparare la cena e mio marito era sotto la doccia. Sofia stava salterellando intorno al camino, io avevo già messo in tavola un piatto di pesce fritto. Non mi ero accorta che ne aveva messo in bocca un pezzo. Ad un certo punto mi sono voltata e l’ho vista piegata in avanti: faceva dei movimenti strani con le spalle. L’ho chiamata ma non ha risposto. Aveva le mani al collo, era cianotica in viso, non riusciva a parlare: era già completamente in apnea”.
Qual è stata la sua reazione immediata?
“Ho chiamato subito mio marito e intanto, accorgendomi che c’era qualcosa che le occludeva le vie aeree, l’ho afferrata da sotto le ascelle, prendendola di spalle, e ho provato le prime manovre: tre tentativi senza esito. Il tempo stava passando, lei era sempre più scura. Era già in uno stato di affanno importante, aveva le giugulari turgide. Così ho provato con la manovra di Heimlich, quella con cui si sferra un doppio pugno all’altezza della bocca dello stomaco. Una manovra che si fa per gli adulti, perché nei bambini si rischia di ledere gli organi interni o di rompere le costole. Ma non avevo altra scelta: dopo due tentativi, Sofia è ciondolata in avanti, espellendo il bolo alimentare”.
E si è sentita subito bene?
“Appena ha tirato fuori quel tappo di cibo, dove c’erano sia pesce che pane, è svenuta. Ci siamo presi una paura che mai: per fortuna, però, ho appurato che respirava e che il circolo del sangue c’era. L’ho messa in posizione di sicurezza, su un fianco e dopo pochi minuti si è ripresa, scoppiando in un pianto liberatorio. Mi ha detto che stava morendo, era ben consapevole di quello che le stava accadendo. Abbiamo fatto di tutto per evitare il trauma, la paura, il senso di colpa: l’abbiamo tranquillizzata, quella sera l’abbiamo messa a letto più tardi del solito. Solo dopo io e mio marito siamo scoppiati in un pianto liberatorio. Scattano mille ‘se’ quando inizi a pensare che cosa sarebbe potuto succedere”.
E oggi, a distanza di sei anni, che ricordo ha?
“Ancora molto forte. Penso spesso all’ipotesi in cui non fossi stata in casa. Quella sera sarei dovuta andare ad una festa a cui invece non andai. I soccorsi non sono così veloci e mio marito non sarebbe stato in grado di praticare le manovre su Sofia: avrebbe fatto quello che molti erroneamente pensano vada fatto, cioè prendere il bambino per i piedi e rovesciarlo a testa in giù”.
Alla luce di tutto questo, quanto è importante perdere due ore per un corso di manovre di disostruzione?
“Va fatto nella maniera più assoluta, Sofia non sarebbe qui se io non l’avessi salvata. Si tratta di manovre semplici, banali, che s’imparano in una mattina. E ti restano in testa per sempre, come quando impari ad andare in bicicletta”.

Il prossimo corso inserito nel progetto “Viva Sofia” è in programma il 22 aprile. Per scaricare l’evento clicca qui

In questo articolo c'è 1 commento

Commenti:

  1. Ciao, intanto ti informo che siamo colleghi ma scrivo solo collaborazioni adesso, mi interessa essere informato sulle cose che tratti, grazie. Salvo D.

Commenta

g