“Che mi importa se fuori piove tanto dentro c’è il sole”. Questa è una delle tredici frasi degli ombrelli parlanti di Serena, ma queste frasi non le ha scritte lei, né tantomeno pronunciate, perché Serena dice solo due due parole: mamma e papà. Serena ha dieci anni ed è affetta da ritardo grave con tratti autistici.

“Quando ricevetti la diagnosi di mia figlia mi sentii come se avessi vissuto un tradimento. Le mie aspettative di madre andarono in tilt, perché in caso di figlio speciale non puoi sognare più niente per il suo futuro”. Viene quasi da trattenere il respiro ascoltando Antonia Chiara Scardicchio, ricercatrice in pedagogia sperimentale per l’Università di Foggia, che abbiamo già intervistato riguardo al suo libro “Madri. Voglio vederti danzare”, un’altra iniziativa nata per pagare la maestra di sostegno di Serena. La sua scuola paritaria infatti non ha ricevuto i contributi ministeriali e i suoi genitori, pur di farla rimanere in un ambiente accogliente e solidale, si fanno carico dello stipendio della maestra.

“Per me che mi occupo di resilienza e creatività, cioè di come l’arte possa diventare uno strumento fondamentale per affrontare il dolore grazie alla sua capacità di lenirlo, sapere che mia figlia non avrebbe mai usato l’arte e la parola per esprimersi è stato molto difficile da accettare”. Ma a un certo punto sono le cose intorno a Serena e ad Antonia Chiara che cominciano a parlare. “Gli oggetti hanno una storia da raccontare e parlano per conto di chi non riesce a farlo”. E così la loro casa si popola di scritte. Lavagnette, bicchieri, piatti, scaffali e ombrelli si colorano di lettere e di parole che sanno di speranza  e di vitalità.

Le frasi scritte sugli ombrelli danno voce non solo a Serena ma anche ai detenuti del carcere di Lecce che,
grazie alla cooperativa sociale “Piano di Fuga” che ha acquistato loro un plotter, realizzano gli ombrelli che si trasformano in oggetti d’arte, di comunicazione e di solidarietà. I soldi guadagnati dalla vendita degli ombrelli infatti vengono divisi tra la cooperativa e Serena.
“Per la realizzazione degli ombrelli c’è bisogno di tanto tempo e, ironia della sorte, chi più dei detenuti ha del tempo a disposizione?  Purtroppo la qualità degli ombrelli non è delle migliori e dopo un po’ tendono a rompersi.  Sarebbe così bello se un imprenditore decidesse di investire in questo progetto per realizzare degli ombrelli più resistenti che possano ‘mettere Serena al riparo dalla pioggia’”.

Per acquistare “Gli ombrelli parlanti di Serena” scrivi a:  pianodifuga@libero.it