Salvare il nonno da un infarto: “I bambini sono in grado di effettuare il massaggio cardiaco”

Un bambino di sei anni può salvare il nonno da un arresto cardiaco. Eresia? Niente affatto. Lo dice Francesco Landi dell’unità operativa Anestesia-Rianimazione dell’ospedale di Forlì, nonché coordinatore dell’unità operativa Cardiologia, Medicina d’Urgenza e Pronto Soccorso. Il medico, insieme ai volontari della campagna Viva, sarà ad Happy Family, in Fiera a d Forlì, nelle giornate del primo e due marzo, per sensibilizzare famiglie e bambini sulla semplicità e la necessità del massaggio cardiaco.
Dottore, con i bambini in genere non si parla né di morte, né di malattia. Voi invece insegnate ai bambini la rianimazione cardiopolmonare. Che cosa è successo?
“Si tratta di una questione culturale. Un bambino, dalle età delle elementari ma forse anche prima, è in grado di effettuare il massaggio cardiaco. La manovra è facile, intuitiva. Ce l’abbiamo dentro tutti, come fosse qualcosa di cromosomico. Lo scorso ottobre, al Teatro delle Candele di Forlì, abbiamo tenuto un incontro piuttosto partecipato: alcuni bambini ci hanno dimostrato, con i manichini, di sapere fare. Un’ulteriore prova del fatto che la campagna Viva, che abbiamo recepito dalla Comunità europea, può davvero rivolgersi alla popolazione generale, fin dall’infanzia”.
Nel 2013 avete formato un gruppo di volontari e avete cercato di sensibilizzare il maggior numero di persone: come?
“Con video virali, social network, videogiochi e con un gruppo di circa trenta volontari, abbiamo raggiunto dalle scuole ai campi sportivi. Ricordo in particolare un incontro molto riuscito all’Itis di Forlì: hanno partecipato 500 studenti. Fare leva sui giovani è la vera strategia, non basta uno spot. Al momento stiamo lavorando alla campagna 2014”.
Che cosa cercherete di fare?
“Di allargare ancora di più il raggio delle persone da coinvolgere. E anche di dare vita a progetti locali, figli della campagna generale. A livello europeo si sta istituendo una giornata del massaggio cardiaco: c’è bisogno di diffondere l’idea che di fronte ad una persona con arresto cardiaco chi fa la differenza, a livello di sopravvivenza, è chi inizia la rianimazione cardiovascolare precoce. Sì, è importante chiamare i soccorsi. Ma se si rimane con le mani in mano in attesa che arrivi l’ambulanza, viene a mancare il secondo anello della catena della sopravvivenza. E il rischio è che il paziente non ce la faccia”.
Non c’è la paura di sbagliare il massaggio, di fare danni?
“Sì ma la manovra si è molto semplificata e non ci sono più alibi: basta seguire la sequenza e il ritmo giusto. Si è capito che non è più necessaria la respirazione bocca a bocca, si passa subito al massaggio cardiaco. La nostra opera di sensibilizzazione vuole abbattere quei muri mentali che sono emersi dai sondaggi. Le tre principali paure di chi non è intervenuto davanti ad un infarto sono quella di contrarre infezioni, di incappare in problemi medico-legali, di non fare la manovra giusta”.
Voi spiegherete che sono tabù da superare: vi rivolgerete ai bambini?
“Bambini e famiglie insieme, in particolare durante la prima giornata. Il 2 marzo, invece, verrà presentato il progetto faentino “Viva Sofia” dedicato non solo al massaggio cardiaco ma anche alle manovre di disostruzione delle vie aeree”.

A Forlì la campagna Viva ha realizzato, grazie al finanziamento di Daniele Versari di Estados Cafè, il seguente video:

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